L'appunto

Il "modello Milano" punta al centro

Il "laboratorio Milano" ha costituito un passaggio decisivo in vista del centrodestra che verrà

Il "modello Milano" punta al centro

Chi ancora nutriva dei dubbi sul fatto che il «laboratorio Milano» abbia costituito un passaggio decisivo in vista del centrodestra che verrà può mettersi l'anima in pace. Comunque si concluderà la partita di Stefano Parisi, infatti, è fuor di dubbio che il risultato portato a casa dal candidato sindaco di Milano ha convinto Silvio Berlusconi della bontà del modello messo in campo nel capoluogo lombardo alle amministrative di un mese fa.

Lasciando da parte la querelle su una possibile leadership di Parisi all'interno del centrodestra o su un suo eventuale ruolo apicale dentro Forza Italia, insomma, la sostanza delle cose è che il partito di Berlusconi guarda ad un rilanci verso il centro, che miri magari a ricucire i vecchi strappi che hanno portato agli addii degli ultimi anni e a segnare una decisa presa di distanza con le posizioni ultrapopuliste della Lega e, per certi versi, di Fratelli d'Italia. Una linea, questa, che Berlusconi sta seguendo da tempo, ma che negli ultimi mesi si è concretizzata in diversi segnali: pratici, come il cambio della guardia nello staff ristretto dell'ex premier, e politici, come il risultato del voto di Milano. Già, perché seppur sconfitto per 17mila voti, Parisi ha dimostrato che il modello per così dire «moderato» è vincente persino a Milano, città simbolo proprio della Lega. A parte il suo profilo personale, infatti, a sostenerlo c'erano non solo Forza Italia, ma pure Ncd e un pezzo importante del voto cattolico e dell'associazionismo. Oltre ad un Carroccio che, proprio per non ostacolare la corsa di Parisi, ha tenuto un profilo piuttosto prudente lasciando da parte per l'intera campagna elettorale gli slogan più aggressivi. Non solo. Parisi ha ottenuto un altro risultato, quello di far arrivare un partito in pessime condizioni come Forza Italia al 20,2%, lasciando alla Lega un misero 11,7%. Una batosta dalla quale Matteo Salvini fatica ancora a riprendersi. Comprensibile quindi che ieri abbia fatto sapere ad agenzie e quotidiani che per lui Parisi non è un interlocutore.

Inevitabile, dunque, che Berlusconi guardi con interesse alla strada imboccata a Milano. Anche perché, ha buttato lì in diverse occasioni l'ex premier, se il Carroccio avesse fatto il suo al ballottaggio oggi Parisi siederebbe a Palazzo Marino. Di qui, l'intenzione di ritagliargli un ruolo di primo piano nel centrodestra che verrà.

Il che porterà a un rimescolamento degli equilibri tra i diversi big di Forza Italia, in particolare a Milano dove il «giro» di Parisi non coincide del tutto con gli attuali vertici azzurri.

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