Cronache

Monfalcone, classi con massimo il 45% di bimbi stranieri

Il sindaco di Monfalcone: "Siamo orgogliosi di questo provvedimento in difesa dei bambini, perché nell'equilibrio si ottiene un risultato migliore"

Monfalcone, classi con massimo il 45% di bimbi stranieri

"Classi con massimo il 45% di bimbi stranieri". È quanto stabilito in uno degli asili di Monfalcone, in provincia di Gorizia.

Una soluzione scelta per evitare che i bambini italiani possano rimanere indietro con le attività didattiche e che si possano creare programmi scolastici più equilibrati.

Il provvedimento è stato molto apprezzato dai genitori e una mamma italiana, sollevata dalla nuova misura per l'anno scolastico appena iniziato, ha dichiarato ai microfoni di Quarta Repubblica l'esperienza di alcune sue amiche che avevano i figli in classi "con 20 stranieri e solo due bambini italiani. Lì dentro, i bambini italiani restano molto indietro con i programmi".

Orgogliosa del provvedimento e fiera di aver trovato una soluzione al problema è sicuramente il sindaco del Comune, Anna Maria Cisint: "Siamo orgogliosi di questo provvedimento in difesa dei bambini, perché nell'equilibrio si ottiene un risultato migliore".

Non tutti però hanno condiviso la misura adottata e in particolare gli anziani sostengono che "così non imparano né gli italiani né gli stranieri”.

Il problema, secondo alcune testimonianze raccolte, risiederebbe nel fatto che manca un'integrazione dei genitori dei bambini stranieri. Problema che in effetti riguarderebbe gli stessi figli. Un bambino bengalese, intervistato durante il servizio, ha infatti spiegato di non avere amici italiani proprio per via della sua nazionalità.

Non mancano comunque i "sostenitori di parte" e se per l'anziano signore italiano il maggior danno arrecato dagli stranieri nel suo comune sono "il cattivo odore dei piatti che cucinano" e il fatto che "vogliono comandare in casa mia", per un uomo bengalese ci sarebbero due pesi e due misure:"Se siamo noi a gettare a terra un mozzicone di sigaretta ci chiedono perché.

Se lo fa un italiano, nessuno dice niente".

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