Cronache

Ecco la favela eretta dai rom dove i bimbi vivono tra i topi

A due passi dall'ospedale Sacco decine di rom si sono costruiti casette in legno e vivono tra rifiuti, topi e degrado. A loro seguito anche i lori bimbi, costretti a vivere in condizioni raccapriccianti

Ecco la favela eretta dai rom dove i bimbi vivono tra i topi

(Milano) "Lì dentro dove stanno bambini tutto pulito", si affretta a dire una rom che vive lungo la baraccopoli abusiva di via Grassi. Qui, a due passi dall'ospedale Sacco e lungo l'autostrada, sorge infatti un insediamento abusivo. Tra topi, spazzatura e degrado, sono almeno una decina le casette in legno (con tanto di serratura e frigoriferi). E di pulito, comunque, non c'è un bel niente. (GUARDA IL VIDEO)

C'è chi passa con le buste della spesa e chi, invece, stende il bucato su una rete che circonda il campo. Tra gli adulti, poi, si vedono scorrazzare qua e là dei bambini - che naturalmente non vanno a scuola - e che, anche loro, vivono in condizioni igienico-sanitarie raccapriccianti. "Lavorare? No, noi elemosina", afferma un signore sulla cinquantina. "Ma non volete lavorare?", gli chiediamo. "No, noi non vogliamo lavorare", ribadisce. Passando attraverso questo regno dell'illegalità, poi, ci accorgiamo della presenza di diversi cuccioli di cane. Di dubbia provenienza e dalla destinazione sconosciuta.

"I nomadi mi hanno espressamente detto che non hanno la minima intenzione di andare a lavorare, preferendo vivere qui, in mezzo a topi e rifiuti - afferma Silvia Sardone, consigliere regionale e comunale del Gruppo Misto, presente sul posto per un sopralluogo - Questo è l’ennesimo buco nero tollerato dalla giunta Sala: una città nella città dove regnano degrado e illegalità, ormai i classici marchi di fabbrica della sinistra a Milano".

Oltre alla favelas lungo l’autostrada, i rom che spadroneggiano in via Grassi si sono costruiti dimore anche all’interno dei capannoni dismessi. Ognuno si è fatto il proprio mini-appartamento, ovviamente senza alcun permesso, con tanto di letti, divani, armadi. Nell’abitazione all’ingresso della struttura vivono dieci persone, mentre altri si sono ricavati alloggi persino sotto terra. Al secondo piano dell’immobile, ormai sventrato e pieno di spazzatura e detriti, vivono invece immigrati nordafricani. Tra coperte e materassi, anche alcuni bauletti di aziende di food delivery. Le scale, invece, sono state trasformate in cacatoio. Per passare bisognare fare lo slalom tra le feci.

A poca distanza dall'area Expo, quindi, prolifera un microcosmo del genere dove dove decine di abusivi fanno quello che vogliono alla luce del sole. In diverse occasioni sono scoppiati incendi causati dagli occupanti intenti a smaltire illegalmente i rifiuti e i residenti delle case vicine sono preoccupati per l’aria che respirano, oltre alla situazione di completa insicurezza che li circonda.

"Mi piacerebbe che il sindaco Sala – chiude Silvia Sardone – si facesse un giro da queste parti: scoprirebbe che la città di cui è sindaco non è circoscritta solo alla porzione che comprende San Babila, piazza Duomo e Brera.

Se non se ne fosse accorto esistono anche periferie come via Grassi, lasciate a marcire in nome di un buonismo nocivo che di fatto premia rom e clandestini a discapito dei cittadini onesti".

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