Cronache

Nella purissima Pantelleria tra i pauperisti (a pagamento)

Calette segrete che si riempiono come Riccione, gruppi rumorosi, ma tutti "amanti" della natura

Nella purissima Pantelleria tra i pauperisti (a pagamento)

Era dai tempi di Ferie d'agosto che non mi sentivo così confuso sulla scelta delle vacanze. Il 1996, ventidue anni fa, un'altra vita. La fine del governo del ribaltone e la vittoria elettorale dell'Ulivo di Prodi, l'indipendenza della Padania proclamata da Bossi e Fidel Castro in visita al Papa. Nel divertente film di Paolo Virzì le due Italie di allora, quella colta, chic, corretta e di sinistra, quella coatta, bottegaia e reazionaria, si trovavano a condividere spazi e disavventure nell'isola di Ventotene. Tipi umani diversi e incompatibili, eppure strani incroci e imprevisti favorirono le relazioni più improbabili come in parte è poi accaduto nella realtà.

Giorgio Gaber aveva appena scritto Destra-sinistra e certamente le mete di vacanza rientravano nel suo perfido elenco di luoghi comuni. Capalbio e il Salento di sinistra, Costa Smeralda e Forte dei Marmi di destra, la riviera adriatica per le famiglie che non si facevano troppe domande. Ora, estintesi le categorie storiche e le grandi ideologie, la questione si fa complessa anche nella scelta della villeggiatura. Un tempo chi votava Lega andava in montagna, oggi non è più così. In quanto al M5s ancora non lo sanno e forse consulteranno i loro elettori su internet a tal proposito.

Complice la fidanzata, i pareri entusiastici degli amici, gente che ci ritorna perché non ne può più fare a meno, eccomi a scrivervi da Pantelleria. Una perla nera nel Mediterraneo, isola di ossidiana, sapori forti, mare ostile e un vento selvaggio che potrebbe affascinare lo scrittore Nick Hunt. Ti devi dimenticare della città, rinunciare alla comodità, entrare nello spirito, accoglierne i tempi dilatati. Qui la natura ha una forza estrema e sublime, che se Kant non fosse stato così tedesco e il suo collega pittore Friedrich pure si sarebbero incantati a raccogliere teorie e dipingere paesaggi quaggiù invece che nel gelido Nord. Tutto stupendo, insomma.

Eppure la vacanza a Pantelleria ti mette addosso più di un sospetto. Pur avendoci combattuto da sempre, ti senti l'esponente dell'ultima versione del radicalismo chic, colui che insegue il pauperismo a pagamento e senza sconti. Pantelleria è arsa eppure è tutto un profluvio di prodotti della terra impacchettati secondo le regole ben consolidate dello storytelling: nonne e zie in cucina da decenni su caponate, produttori che si limitano a pochissime e scelte bottiglie, qualche migliaio per annata, capperi grandi come ciliegie confezionati sott'olio con etichette vintage. Scordatevi di poterli comprare, pagare e andare via: in ogni bar e ristorante vieni catturato da una specie di maestro di cerimonia impegnato a spiegare, con rara enfasi, la genesi culturale di questi prodotti come a dire che te li devi meritare prima di mangiarli. Il tipo umano ricorrente è un uomo sulla cinquantina con un passato alle spalle che neanche Corto Maltese. Barbuto, abbronzato, con tanti braccialetti colorati, dopo una vita di avventure e pericoli ha scelto la ristorazione intelligente riscoprendo così il fascino della terra. Non solo, gira documentari come per un Quark alternativo e li proietta il martedì sera sotto le stelle dopo la cena vegetariana - no, grazie ho già un impegno - e nei mesi invernali gira il mondo per studiare nuove cucine e vendere a pochi scelti clienti - fuori dalla distribuzione ufficiale, sia chiaro - le sue preziose bottiglie.

Prima di andare al mare passo in edicola ma non trovo Il Giornale, Libero e neppure Il Foglio (che mi stupisce un po'). Il giornalaio dice che almeno in estate qualche copia ne venderebbe ma ha più voglia di parlare di CR7 che di politica. La vera prova d'amore (per la mia fidanzata) sta però nell'individuare una discesa al mare che non metta a repentaglio la mia vita e la ricerca di quel minimo di comodità necessarie a un essere umano di una certa età: non mi siedo per terra come un cane, non mi sdraio su scogli bollenti, non mi infilo scarpe di gomma che mi rovinerebbero l'outfit e soprattutto, a 30 gradi all'ombra voglio un bar per bere e mangiare quando mi pare. E invece no, il neopauperista cerca calette isolate tra le rocce da conquistare dopo impervie discese in cui rischi l'osso del collo e i freni del motorino, ma quando arrivi alla meta agognata spuntano come funghi bagnanti di ogni genere convinti di essere i soli a conoscere quel posto e invece c'è più gente che a Riccione. Eccoli, il popolo delle Birkenstock (le ho anche io), francesi che mangiano a bocca aperta in stile famiglia Belier e sono già pentiti di avere votato per Macron, anziani vestiti come Indiana Jones e famiglie rumorosissime con borsa frigo, tenda Quechua e qualcuno persino con un libro, anche se non si va oltre Camilleri. Fanno casino come gli altri però amano la natura, beati loro.

Sia chiaro, Pantelleria è stupenda.

Il profilo del suo utente medio, invece, mi convince poco e allora, perché sono diverso, agogno le prossime settimane a Laigueglia in Liguria, con il terrazzo che affaccia sul mare, non sarà un dammuso ma l'aria condizionata funziona, e una bottiglia gelata di Pigato in un ristorante qualsiasi, dove il cameriere è uno stagionale che non deve riscoprire nulla ma fa semplicemente il suo lavoro.

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