Cronache

Niente anestesia, operata al cuore con l'ipnosi

Niente anestesia, operata al cuore con l'ipnosi

Restare immobili per più di un'ora, svegli e lucidi su un tavolo operatorio mentre ci infilano nell'arteria femorale dei microcateteri fino al cuore per sostituire la valvola aortica. E riuscire pure a dire, alla fine, che è stata una bellissima esperienza, un tuffo nei più bei ricordi d'infanzia. Fantascienza? Non esattamente: la protagonista di questa storia a lieto fine, durata meno di sessanta minuti, è una signora di 82 anni, affetta da broncopneumopatia ostruttiva operata due giorni fa all'ospedale Niguarda di Milano. Merito dell'ipnosi che ha permesso, appunto, di eseguire l'intervento sulla paziente che, per condizioni cliniche e conformazione anatomica del collo che avrebbe reso l'intubazione molto difficoltosa in caso di complicanze, non avrebbe «tollerato» la sedazione. Normalmente questo tipo di intervento richiede la somministrazione di farmaci per indurre uno stato d'immobilità che permetta agli specialisti di eseguire la procedura con il massimo grado di efficacia e sicurezza, senza che il paziente possa percepire cosa stia accadendo. Si tratta di una procedura mini-invasiva con cateteri sottilissimi che viaggiano nel corpo trasportando una valvola di bio-materiale auto-espandibile.

«Il punto di accesso è l'arteria femorale - spiega Giuseppe Bruschi, cardiochirurgo in sala dell'équipe diretta da Claudio Russo -, da qui, sotto guida angioscopica e fluorografica, navigando nei vasi sanguigni, si raggiunge la valvola cardiaca danneggiata, che viene sostituita da quella nuova che viene sfilata dal catetere».

Grande regista dell'operazione Sandra Nonini, specialista dell'Anestesia e Rianimazione 3, che ha indotto l'ipnosi, la tecnica che permette di focalizzare l'attenzione su un'idea per indurre uno stato di coscienza modificato che può portare a un innalzamento della soglia del dolore. «Ho fatto concentrare la paziente su un punto e l'ho portata a lavorare sulla respirazione - spiega Nonini, specializzanda al Centro Italiano di Ipnosi Clinico Sperimentale di Torino -, quindi l'ho portata ad immaginare di trovarsi nel suo luogo sicuro. In questo stato di trance, che è ben diverso dal sonno, abbiamo potuto completare l'intervento, grazie ad uno stato di immobilità che ha tenuto dall'inizio alla fine della procedura».

«Grazie all'ipnosi, infatti - spiega Milena Muro, infermiera specializzata in terapia antalgica e cure palliative all'ospedale Molinette di Torino, capofila in Italia nell'uso dell'ipnosi clinica -, i pazienti, seppur vigili, riescono a rimanere immobili anche per ore, in uno stato di benessere assoluto. Eseguiamo interventi di ablazione cardiaca di oltre 6 ore o procedure per l'introduzione di stimolatori midollari: abbiamo bisogno che il paziente sia vigile e risponda con precisione alle nostre domande. L'ipnosi garantisce la partecipazione attiva del paziente alla terapia facendo leva su un potenziale mentale che ognuno di noi ha, anche se non sa di avere. Una volta sperimentato, si può replicare. La mente attiva un'abilità di immaginazione tale da produrre una capacità ideativa che si trasferisce sul corpo, modificandolo».

Marta Bravi

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