Cronache

Niente risarcimento per morte dovuta al fumo: "Libera scelta"

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di una vedova calabrese. Per il Palazzaccio, la morte è causata dalla volontà del fumatore. Un monito per tutti i consumatori di tabacco italiani

Niente risarcimento per morte dovuta al fumo: "Libera scelta"

Il fumo uccide. Ma non ci sarà risarcimento per una donna calabrese rimasta vedova a causa dell'eccessivo consumo di sigarette da parte del marito. I giudici della Corte di Cassazione hanno respinto la richiesta della donna nei confronti della British American Tobacco - Italia spa.

Un esito giudiziario che, per l'Italia, sembrava abbastanza scontato. Non vi è alcun dubbio che la morte del marito della donna sia stata causata dal fumo. È stato infatti appurato che al marito della ricorrente era stato diagnosticato un tumore alla laringe, causato dal fumo di sigarette, nel 1991. E questa patologia ne ha provocato la morte dopo otto anni.

Ma i giudici di primo e secondo grado in Calabria hanno ritenuto che "il danno va ascritto esclusivamente alla condotta negligente del fumatore". In sostanza i giudici non negano, ovviamente, che sia stato il fumo a causare la morte dell'uomo. Ma per la Corte, la malattia è da ascriversi alla volontà di esporsi ai rischi della nicotina in maniera del tutto autonoma. E quindi, questo elemento esclude la responsabilità delle aziende che producono e commercializzano sigarette.

La difesa della ricorrente si è basata anche sul fatto che "la libera determinazione dei consumatori di sigarette è influenzata e compressa dalla dipendenza psico-fisica provocata dalla nicotina", spiega Il Tempo. E quindi, di conseguenza, "in presenza di una dipendenza da fumo, non si può parlare di libera scelta". E a nulla sono valse le teorie difensive sul fatto che l'ambiente in cui viveva il soggetto avessero creato una sorta di costrizione psicologia.

I giudici della Cassazione hanno confermato la linea di Tribunale e Corte d'Appello definendo la malattia e la morte dell'uomo come "il frutto di una sua libera e volontaria scelta" di consumare sigarette. Una posizione che conferma una linea ormai consolidata della giurisprudenza del Palazzaccio che già a maggio avevano pronunciato un provvedimento quasi identico.

I fumatori italiani sono avvertiti: il diritto non dà giustificazioni. Chi vuole fumare, ne paga le conseguenze non solo fisiche, ma anche giuridiche. Un segnale però che serve anche a far capire i danni che provoca il fumo e che serve a responsabilizzare i consumatori di tabacco. L'ultimo rapporto del ministero della Salute afferma che sono attribuibili al fumo di tabacco dalle 70mila alle 83mila morti l'anno.

Una cifra enorme e che, nel 25% dei casi, riguarda persone di età compresa fra i 35 e i 65 anni.

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