Cronache

No taglio a maxi stipendi. La Rai salva gli artisti

Dal 15 novembre tutti i dirigenti della Rai, di qualsiasi fascia e con qualsiasi responsabilità, potranno ricevere al massimo 240.000 euro di stipendio

No taglio a maxi stipendi. La Rai salva gli artisti

Dal 15 novembre tutti i dirigenti della Rai, di qualsiasi fascia e con qualsiasi responsabilità, potranno ricevere al massimo 240.000 euro di stipendio. Senza bonus o premi o incentivi aggiuntivi di qualsiasi tipo (come prevedeva il codice di auto regolamento approvato in attesa della legge definitiva). Il direttore generale Antonio Campo dall'Orto vedrà il suo stipendio passare da 650.000 euro a 240.000. Per le star, che hanno compensi anche multimilionari, si attende invece la decisione definitiva del governo, in particolare del ministero delle Finanze e quello dello Sviluppo economico. Questo è quanto approvato ieri dal Cda della Rai: la delibera recepisce la norma legislativa approvata recentemente dal Parlamento. Sugli artisti (da Carlo Conti ad Antonella Clerici a Fabio Fazio, per citare alcuni nomi) non si è presa una decisione definitiva perché la legge (un emendamento di pochissime righe alla legge 198) non chiarisce se tra i collaboratori soggetti al provvedimento rientrino anche loro. Dunque, se entro il 15 novembre, data di entrare in vigore della legge, i ministeri interessati non risponderanno, gli artisti continueranno a percepire lo stesso cachet previsto dai loro contratti. Insomma per ora presentatori e attori sono salvi dai tagli. Ed è molto difficile pensare, anche se la legge non fa distinzioni, che i loro compensi vengano toccati. Figuriamoci, per esempio, che uno come Carlo Conti a cui è affidato il prossimo Sanremo (nonché tanti programmi di prima serata) accetti una riduzione a 240.000 euro del cachet. Pensate che lo stipendio annuo di Fazio ammonta a due milioni di euro. Non ci metterebbero molto a fare le valigie e traslocare in un'altra televisione. Infatti quello di cui il legislatore non ha tenuto conto con questa modifica della legge sull'editoria è che - se giustamente gli stipendi andavano calmierati - la Rai è comunque un'azienda che sta sul mercato e chi ha mercato può scegliere di andarsene. Oppure può ricorrere a qualche escamotage: uno di questi potrebbe essere quello di mettere il cachet in carico alla società di produzione del programma presentato da quella star con evidente lievitazione dei budget. Del resto, i vertici Rai mettono anche in conto i probabili ricorsi di alcuni top manager che lavorano in Rai da decenni - magari anche con coscienza e risultati verificabili - e che si vedono decurtati di parecchie decine di migliaia di euro i propri stipendi. In Cda si è anche parlato di Carlo Verdelli e della struttura di coordinamento dell'informazione che avrebbe dovuto rivoluzionare il settore in Rai. I consiglieri hanno chiesto che il giornalista responsabile di questa struttura presenti al più presto il piano tanto atteso soprattutto in relazione al fatto che i nuovi programmi di approfondimento stanno facendo flop e che di coordinamento se ne vede ben poco.

Il Cda ha poi affrontato in via preventiva la valutazione degli effetti della riduzione del canone da 100 a 90 euro come previsto nell'attuale versione della legge di Stabilità 2017.

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