Cronache

Non chiamateli "mostri" È solo un alibi per le famiglie

Nessuno mai che glielo spieghi, agli italiani, che le donne si conquistano standoci a distanza e non appiccicandosi

Non chiamateli "mostri" È solo un alibi per le famiglie

Adesso smettiamola di chiamarli mostri, la categoria autoassolutoria della psicopatologia da spettacolo, in cui poi si rifugiano per non prendersi la responsabilità di ciò che hanno fatto. Aiutiamoli a trovare la sincerità dell'Edipo a Colono di Sofocle che, dopo incesti e pestilenze, dice semplicemente: «Sono un uomo». Con la sua «normalità», come dicono i vicini, o i famigliari, e con la sua miseria e la sua follia.

Però cerchiamo davvero di capire di cosa sono impastate, queste miseria, follia e normalità. E anche da dove viene questa loro capacità di mimetizzarsi, che fa sì che quando il disastro è successo, tutti cadono dalle nuvole: nessuno se l'aspettava.

Il fatto è che si tratta proprio di una miseria «normale» sulla quale nessuno ha niente da ridire. Che male c'è che uno sia attaccato alla fidanzata, e che non abbia voglia di essere lasciato? Niente, proprio niente. È segno che è un bravo giovane, «la ama». Eppure, dietro il sentimentalismo asfissiante del racconto affettivo che usa dalle nostre parti (sì: nel mondo Mediterraneo dominato dall'archetipo della Grande Madre che tutto nutre e tutto possiede), c'è una gran puzza di morte. Perché la madre, questa figura femminile dalla quale i ragazzi non riescono più a staccarsi (anche se molti padri, spesso piccoli ed umili, cercano di aiutarli a farlo), li lascia per sempre infantili nella loro misera e infondata fantasia di onnipotenza.

Nessuno, in famiglia, tra gli amici, ti spiega mai che la ragazza devi lasciarla andare, se così vuole. Che è normale che tu te la cavi da solo. Così come, del resto, nessuno t'ha spiegato, a suo tempo, che era normale che appena possibile dovevi farcela da solo, lasciando in pace tua madre, o contenendone le invadenze. Non una parola sul fatto che è meglio uscire da casa prima che si può, e, se riesci a farlo, lavarti le mutande da solo, e non portargliele a casa la domenica perché te le lavi. Lo stesso con le madri delle fidanzate, ché non ti scambino (come è avvenuto con la madre di Sara) per «il figlio maschio che non hanno mai avuto», riaccendendo così cortocircuiti che non si erano mai spenti con la tua stessa madre. E infatti l'Italia è il Paese dove da casa si esce più tardi d'Europa; l'età continua a spostarsi in avanti, anno dopo anno. La colpa non è della crisi. È la voglia di fare da soli, di prenderti la vita come una tua appassionante conquista, che non c'è. Né qualcuno t'ha mai aiutato a coltivarla.

E quindi prima c'è la mamma, poi la mamma della fidanzata che ti fa da madre, poi la fidanzata. Nessuno mai che glielo spieghi, agli italiani, che le donne si conquistano standoci a distanza e non appiccicandosi. E quando la fidanzata, o a volte già la moglie, stufe dell'amore appiccicoso, provano ad andarsene, è tardi. Nessuno ha mai visto niente, ma tutto è già accaduto. Non scandalizziamoci per i motociclisti della Magliana, che sfrecciano via senza vedere una ragazza che brucia. Nessuno ha visto. Neppure prima.

Ma tutto era pronto per il falò.

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