Treno deragliato a Milano

Non solo colpe, anche il destino può deragliare

Non solo colpe, anche il destino può deragliare

Tutte le mattine prendi lo stesso treno, alla stessa ora, sporco, affollato, di seconda mano, solo i ritardi qualche volta variano, e vedi scorrere le solite stazioni, un giorno dopo l'altro, e non sospetti, neppure immagini, che sul quel binario incroci la morte. Non ci pensi e, tremendo, non ci puoi fare nulla. Sei indifeso, di fronte a qualcosa che arriva a spezzare la tua vita quotidiana, la tua vita per sempre. Il giorno dopo è dei sopravvissuti. Allora per un po' di tempo tutti noi ci sentiremo in bilico, magari per un po' qualcuno smetterà di prendere il treno e gli altri cercheranno di capire cosa cavolo è successo. Come è possibile che un treno deraglia? Chi ha sbagliato, di chi è la colpa? Come è giusto punteremo l'indice contro Trenord e Rfi. Ci saranno perizie, indagini, scambi di accuse, scaricabarile di responsabilità. Si parlerà di soldi spesi male, di imperizia, di sciatteria, di controlli fatti male, di errore umano. Qualcuno dovrà pagare, perché la morte chiama giustizia. Ci diranno dove sta il dolo e l'errore, con la speranza che non accada più. E poi come ogni volta dimenticheremo. Ci sarà di nuovo una stazione, un viaggio da pendolare, dalla periferia al centro e ritorno. I treni saranno un po' più sicuri? Certo, un po'. Ma nessuno potrà mai avere la certezza di un orizzonte senza errori. Peggio. Non esiste una vita a rischio zero. Forse non la possiamo neppure pretendere. E questo è ciò che spaventa e fa impazzire l'umano, il dover fare i conti con la dannazione del caso, con la legge bastarda dell'imponderabile. Morire senza un perché, senza una colpa. Morire perché qualcosa è andato storto, perché uno sconosciuto non ha fatto il proprio dovere. È umano, per la morte cerchiamo una ragione. Ci sconcerta la morte irragionevole. Ci sembrano più naturali quelle per cui in fondo c'è una giustificazione, quelle che ti sei andato a cercare. Se fumi sai che stai giocando d'azzardo con il destino. Se guidi una macchina puoi avere un minimo di controllo sulla tua sorte. Poi non sempre è vero. L'utopia di questi anni non è la felicità o la libertà, ma il controllo sulla propria vita. Ti dicono che tutto dipende da te: da quello che mangi, da quello che respiri, dalle prevenzioni e dalle cure, dalla scienza e dalla tecnica, da come ami e da come ti comporti. È l'illusione che ci sia un protocollo per la vita perfetta. Non c'è. Puoi ridurre tutti i rischi, ma poi spunta all'improvviso il tiro sbagliato di dadi. Non ci sarà mai un treno sicuro. Non ci sarà mai un mondo sicuro. Come non ci sarà mai una vita perfetta. È qui che stiamo sbagliando. Si continua a spacciare e inseguire la perfezione, tralasciando un valore sempre più raro: il dovere. Il dovere non è perfezione. Il dovere è un patto sacro con te stesso. È amor proprio. È non sputarsi in faccia la mattina davanti allo specchio. È fare al meglio quello che ti spetta. Il dovere non disinnesca gli errori, ma cancella colpe e peccati.

Questo il giorno dopo resta da chiederci: se e dove è deragliato il dovere.

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