Cronache

Nonna e nipote bruciate vive. Lo Stato non paga perché italiane

L'assurda vicenda sul risarcimento a carico dello Stato chiesto dalla famiglia. Per i giudici non possono usufruirne perché "non sono stranieri"

Nonna e nipote bruciate vive. Lo Stato non paga perché italiane

La loro famiglia non avrà alcun risarcimento perché sono italiani e non stranieri. Sembra un controsenso, ma è così. È la legge. Antonella Geracitano e la nipotina Rebecca erano in vacanza in Liguria quando Matteo Acerbi decise di incendiare la casa della loro vicina (e sua ex compagna), intrappolandole nella fiamme e bruciandole vive. La loro famiglia chiese allo Stato di pagare il risarcimento che l'assassino non avrebbe mai potuto versare. Ma ha ottenuto un netto diniego.

Era il 2009 quando Acerbi uccise nonna e nipotina. Il tribunale lo ha condannato a 30 anni di carcere a un indennizzo, che però non ha mai versato. Così gli avvocati della bimba, dello studio legale Ambrosio e Commodo, hanno fatto causa alla Presidenza del consiglio. Perché? Semplice: la direttiva Ue 80 del 2004, parzialmente accolta dall'Italia (che per questo è stata multata), obbliga gli Stati membri a dotarsi di un fondo per le vittime di reati violenti nel caso in cui le famiglie non possano ottenere risarcimento dal criminale.

Per i giudici torinesi, però, la famiglia di Rebecca non può avere dallo Stato quel risarcimento. Perché le vittime sono italiane e la normativa, secondo le toghe, farebbe riferimento solo agli stranieri. "Il diritto tutelato dalla direttiva – si legge nella sentenza riportata dalla Stampa - non è quello dei cittadini, ma quello dei residenti in altri Stati membri dell’Unione". Gli avvocati hanno già annunciato ricorso in Cassazione, anche perché altre Corti hanno già specificato che questa discriminazione italiano-straniero potrebbe essere anti-costuzionale. Ma non c'è stato niente da fare. Per le toghe torinesi il governo non deve pagare. "Le pubbliche amministrazioni – scrivono i giudici - devono assicurare la coerenza dei bilanci e la sostenibilità del debito pubblico, il quale verrebbe pregiudicato nel caso in cui venissero indennizzate le vittime a prescindere dalla possibilità che possano soddisfarsi sul responsabile". Insomma: prima si cerca di ottenere il risarcimento dall'imputato e poi eventualmente dallo Stato.

Basta non essere italiani.

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