Cronache

"Con o senza voucher il lavoro nero continuerà"

Lo spaesamento di un direttore generale di un’azienda retail specializzata in articoli per la casa all'indomani dell'abolizione dei voucher

"Con o senza voucher il lavoro nero continuerà"

Ormai la paura per i referendum e in generale per le consultazioni popolari e democratiche è tale che il Palazzo della politica per scongiurarla agisce d’impulso. La Cgil ha fatto “buh!” e parlamento e governo si sono spaventati, diventando più realisti del re. Infatti giovedì il governo ha recepito con decreto il voto della commissione lavoro della Camera dei deputati che ha abolito in un sol colpo i voucher o buoni-lavoro. E venerdì è stata una giornata di forti disagi per molte imprese che utilizzano questo strumento. “Ma posso ancora acquistare i voucher o no? E come faccio con i lavoratori che pagavo in questo modo? C’è una transizione in questo senso?”. Chi parla è direttore generale di un’azienda retail specializzata in articoli per la casa con una quarantina di punti vendita in tutto il Nord Italia e 15 milioni di fatturato annuo. Le sue domande descrivono bene lo spaesamento di tanti cittadini all’indomani del colpo di spugna sui voucher.

Qual è stato il problema?

“Alcuni nostri punti vendita avevano necessità di voucher, ma il sito internet della banca da cui abitualmente effettuiamo l’operazione di acquisto indicava come questo servizio fosse momentaneamente sospeso, senz’altra specificazione”.

A quel punto come vi siete mossi?

“Intanto la nostra responsabile dell’ufficio personale ha contattato l’INPS per avere informazioni in merito all’utilizzo dei voucher già posseduti o alla possibilità di acquistarne di nuovi. Ma non le hanno saputo rispondere. Nel frattempo la persona addetta all’acquisto dei voucher, per aziende come la nostra è una sola per legge, ha trovato i voucher solo in un’altra città rispetto a quella in cui c’è la nostra sede centrale. Le tabaccherie erano piene di gente in fila per comprare questi buoni-lavoro, tutti spaesati come noi! Per fortuna ha trovato qualcosa in una tabaccheria sperduta di quest’altra città! E so di un mio collega di un altro gruppo a Milano, che ha trovato i buoni solo presso un tabaccaio di un paesino dell’alta Brianza!”.

Come farete senza poter utilizzare questi lavoratori?

“Siamo stati costretti a rifare daccapo il piano-turni della prossima settimana. Gente che aveva preso permessi o ferie e che abbiamo dovuto per forza richiamare in servizio. Un bel disagio anche quello!”

Quanti dipendenti avete e quanti lavoratori pagate invece con i voucher?

“Ci sono circa 170 dipendenti e più o meno 25 lavoratori cui diamo i buoni-lavoro. Sono per lo più studenti o disoccupati con meno di 30 anni, che chiamiamo quando c’è da allestire un negozio o durante i picchi di vendite in prossimità, ad esempio, delle festività natalizie”.

Da quanto tempo utilizzate i voucher?

“Da quando siamo nati nel 2014. Uno strumento utile, perché ci ha consentito di mettere alla prova le persone sul campo. Infatti tutti i nostri dipendenti hanno iniziato con un lavoro a voucher. Si tratta di mansioni logistiche, l’allestimento dei punti vendita, lo spacchettamento dei bancali di merce, compiti di questo genere”.

Non crede che la sua azienda abbia abusato dei buoni-lavoro?

“Come le ho detto, abbiamo assunto tutti così! E chi vuole fare il “nero” continuerà a farlo, voucher o non voucher! Un caporale del lavoro sarà tale sempre, certo non sarà il voucher a redimerlo!”.

Perché il governo li ha cancellati tutti d’un colpo, secondo lei?

“Perché avevano la CGIL con il fiato sul collo. E forse anche perché sul singolo voucher la quota riservata allo Stato non viene considerata sufficiente. Ad esempio su un voucher da 10 euro, che è il taglio più utilizzato, 2,5 euro vanno all’INPS e 7,5 al lavoratore. Avranno pensato, forse, che il gioco non valeva la candela”.

L’intervista deve interrompersi. Il manager viene raggiunto dalla telefonata della responsabile di un punto vendita in Piemonte. Una dipendente ha appena saputo che lunedì non potrà partire per le ferie con il marito e il figlio piccolo e non l’ha presa affatto bene. Urge intervento “diplomatico” del capo. Brutta storia quando la politica decide per impulsi, navigando a vista e per obiettivi di breve respiro, tipo per depotenziare un referendum che potrebbe essere una mazzata esiziale per l’attuale maggioranza parlamentare. Brutta storia, anche perché queste decisioni incidono sulla vita quotidiana di milioni di persone.

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