Cronache

Oltre 28mila rom vivono in Italia in emergenza abitativa

Il numero di persone appartenenti alle comunità rom in Italia resta imprecisato ma circa 28mila rom vivono in "emergenza abitativa" e quindi in baraccopoli

Oltre 28mila rom vivono in Italia in emergenza abitativa

In Italia il numero di persone appartenenti alle comunità rom resta imprecisato. Si pensa che le stime si mantengano all'interno di una forbice compresa tra le 120mila e 180mila persone, ma l'Associazione 21 Luglio parla di 28mila rom e sinti che vivono in "emergenza abitativa".

Questa corrisponde alle baraccopoli, micro insediamenti e "centri di raccolta". Si tratta di 149 insediamenti distribuiti in 88 comuni italiani. Circa 1.300 persone, in prevalenza sinti, vivono invece in una cinquantina di microaree dell'Italia centro settentrionale. Circa il 3% è effettivamente nomade.

L'aspettativa di vita è inferiore di 10 anni a quella della popolazione italiana, il 55% ha meno di 18 anni. Dei rom presenti nelle baraccopoli istituzionali il 37% ha cittadinanza italiana. Nelle baraccopoli informali e nei micro insediamenti sono presenti per il 92% cittadini romeni.

A Roma, si è concluso a marzo il censimento della popolazione rom e sinti realizzato dalla polizia locale del Campidoglio, secondo cui nei nove campi attrezzati vivono 4.500 persone. Altre 1.145 vivono in 11 aree "tollerate", di cui una a ridosso del villaggio attrezzato della Barbuta. Un'analoga rilevazione condotta nel 2009 dalla Croce rossa italiana per conto dell'allora prefetto Giuseppe Pecoraro stimava complessivamente 2mila presenze in più.

Il Rapporto dell'Associazione 21 Luglio denuncia una preoccupante "mancanza di strategia" a livello nazionale, stigmatizzata anche dal Comitato europeo sui diritti sociali del Consiglio d'Europa che ha ribadito la non conformità della situazione italiana alla Carta sociale europea.

Di più: "nel 2016 si è concretizzato il rischio che il superamento dei campi intraprenda talvolta derive lesive dei diritti umani, tramutandosi di fatto in uno sgombero forzato o in un'ulteriore segregazione abitativa. È accaduto a Milano con la chiusura dell'insediamento di via Idro, a Roma con la chiusura dei centri di raccolta rom di via Salaria e di via Amarilli, a Giugliano agli abitanti dell'insediamento di Masseria del Pozzo".

Le baraccopoli istituzionali sono gestite dalle autorità pubbliche ma restano "al di sotto degli standard internazionali, relativamente sia alle condizioni igienico sanitarie sia rispetto alle condizioni strutturali dell'insediamento stesso e delle unita abitative".

Le baraccopoli informali sono insediamenti spontanei, definite impropriamente "campi abusivi" e consistenti in abitazioni precarie (roulotte, tende, baracche auto costruite con materiale di risulta, lamiere o legno), spesso senza acqua corrente, senza riscaldamento, senza luce e senza impianti fognari.

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