Cronache

"Ong mondo buono", "No serve prudenza". Vescovi e Santa Sede divisi sugli sbarchi

"Ong mondo buono", "No serve prudenza". Vescovi e Santa Sede divisi sugli sbarchi

Roma Posizioni distanti e un dibattito aperto che non si ferma. Anche all'interno della Chiesa. Il tema dell'accoglienza ai migranti e il ruolo delle Ong continua a tenere banco, mostrando due facce, ben diverse, della stessa medaglia ecclesiastica. Da un lato c'è, ad esempio, il quotidiano della Santa Sede, L'Osservatore Romano, dall'altro quello dei vescovi italiani, Avvenire, ossia l'incrollabile diplomazia vaticana a confronto con le posizioni più schierate della Cei.

Entrambi i giornali, da tempo, trattano, infatti, la questione dei migranti, tanto cara a Papa Francesco, con sfumature, però, ben diverse. Più cauto il giornale vaticano sulla bontà di tutte le Ong, decisamente più «battagliero», in difesa delle organizzazioni non governative, quello dei vescovi. A colpi di commenti ed editoriali, infatti, i due quotidiani, anche nei mesi scorsi, hanno espresso posizioni ben diverse. Appena esploso il caso delle navi umanitarie e degli ipotetici contatti con gruppi di scafisti, ad esempio, il quotidiano della Cei, con un editoriale a firma del direttore Marco Tarquinio, si era schierato in difesa di queste organizzazioni che salvano i migranti in mare, e si era chiesto: «Quando finirà questo gioco al massacro della verità? Ong come coop non è una parolaccia, non è una sigla malavitosa. Qualche Ong fasulla c'è stata, qualcun'altra ci sarà, ma quello delle Ong è un mondo esigente e buono». Visione più internazionale (e linea editoriale) ben diversa quella dell'Osservatore Romano che con un articolo dal titolo «Sulla pelle dei migranti», parlava chiaramente di «sospette manipolazioni a fini economici e politici degli atti di salvataggio», ricordando che «la paura che venga meno lo sforzo generoso di molti per il salvataggio dei migranti non può portare a semplificare il problema negandone l'esistenza».

Qualche giorno fa, poi, mentre il quotidiano della Cei ha continuato a tenere la posizione in difesa delle Ong (ovviamente quelle non in contatto con i criminali), il giornale del Papa ha fatto un ulteriore passo in avanti: la storica Lucetta Scaraffia, in un editoriale ha invocato un «serio controllo delle modalità di arrivo» dei migranti, ribadendo che «le morti nei naufragi non si evitano solo con i salvataggi in mare, ma anche contrastando chi li fa partire in condizioni disumane e pericolose». Un chiaro riferimento alla questione della tratta degli esseri umani, di cui ha discusso anche Avvenire e di cui Bergoglio, negli ultimi tempi, sta iniziando a parlare sempre di più. È stato proprio il Papa, peraltro, a indicare una linea chiara sulla questione dei migranti, che non è più «accoglienza sempre e comunque» ma «accoglienza con prudenza». Lo aveva detto a Strasburgo e lo ha ribadito in un'intervista alla rivista milanese Scarp de tenis in cui Francesco ha chiarito: «Prudenza, cosa significa? Significa accogliere tutti coloro che si possono accogliere. E questo per quanto riguarda i numeri». Ma, ha proseguito il Pontefice, «è altrettanto importante una riflessione su come accogliere. Perché accogliere significa integrare. Questa è la cosa più difficile perché se i migranti non s'integrano, vengono ghettizzati».

Un cambio di posizione, ha sospettato qualcuno, del Papa e della Santa Sede sul tema migranti, notando anche le diverse posizioni di Avvenire e dell'Osservatore. Ma la linea è rimasta la stessa, sin dai tempi di Benedetto XVI: salvare, accogliere, internazionalizzare il problema e, infine, prevenire. Ossia: aiutare i migranti a casa loro. Di fronte alle reazioni dei Paesi europei verso l'emergenza migranti, con chiusure, muri, populismi, ecc., Francesco si è dovuto però adeguare ai nuovi scenari, parlando sì di accoglienza, ma aggiungendo che va fatta con buon senso.

Usando la testa, insomma, e stando con gli occhi ben aperti.

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