Cronache

Papa Francesco: "Dopo la missione a Lampedusa ho capito che dovevo viaggiare"

Francesco: "Il dramma di Lampedusa mi ha fatto sentire il dovere di mettermi in viaggio"

Papa Francesco: "Dopo la missione a Lampedusa ho capito che dovevo viaggiare"

"Il dramma di Lampedusa mi ha fatto sentire il dovere di mettermi in viaggio". Così Papa Francesco intervistato da Andrea Tornielli nel libro In viaggio. L'articolo in homepage de La Stampa racconta le missioni di Bergoglio nel mondo dalla prima trasferta a Lampedusa, al Brasile, poi la Terra Santa, l'Asia, l'America Latina, Cuba e gli Stati Uniti, la Porta Santa aperta anticipatamente in Africa, Asia, ma anche la sorpresa dell'isola di Lesbo con la visita al campo profughi e i viaggi-lampo a Tirana, Sarajevo.

"Non mi è mai piaciuto molto viaggiare", ammette il Papa aggiungendo "io sono piuttosto abitudinario, per me fare vacanza è avere qualche tempo in più per pregare e per leggere, ma per riposarmi non ho mai avuto bisogno di cambiare aria o di cambiare ambiente. E mai avrei immaginato di fare così tanti viaggi, è faticoso ma per quei sorrisi ne vale la pena".

"L’unico Paese dell’Unione Europea che ho visitato è stata la Grecia, con il viaggio di appena cinque ore a Lesbos per incontrare e confortare i profughi, insieme con il miei fratelli Bartolomeo di Costantinopoli e Hyeronimos di Atene (...). Sono poi andato al Parlamento Europeo e al Consiglio d’Europa a Strasburgo, ma quella è stata piuttosto una visita a un’istituzione, non a un Paese. Ma ho comunque visitato altri Paesi che sono europei pur non facendo parte della Unione: l’Albania e la Bosnia Erzegovina. Ho preferito privilegiare quei Paesi nei quali posso dare un piccolo aiuto, incoraggiare chi nonostante le difficoltà e i conflitti lavora per la pace e per l’unità. Paesi che sono, o che sono stati, in gravi difficoltà. Questo non significa non avere attenzione per l’Europa che incoraggio come posso a riscoprire e a mettere in pratica le sue radici più autentiche, i suoi valori.

Sono convinto che non saranno le burocrazie o gli strumenti dell’alta finanza a salvarci dalla crisi attuale e a risolvere il problema dell’immigrazione, che per i Paesi dell’Europa è la maggiore emergenza dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale".

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