Cronache

Il Papa ha salutato Palermo: "Non si può credere in Dio ed essere mafiosi"

Tra il ricordo di don Pino Puglisi ed un nuovo monito alla mafia: la giornata a Palermo di Papa Bergoglio

Il Papa ha salutato Palermo: "Non si può credere in Dio ed essere mafiosi"

Ad una vigilia contrassegnata dalla pioggia, ha corrisposto un sabato di sole intenso che lo stesso Papa Francesco, a Piazza Armerina, ha lodato ed elogiato. Palermo ha accolto Bergoglio mostrando il proprio sole e, sullo sfondo delle immagini che vedono il Pontefice sulla papamobile, l’azzurro del Tirreno.

Un clima di festa dunque, che ha accompagnato dal primo all’ultimo minuto la giornata del Papa nel capoluogo siciliano. L’evento più atteso è stato indubbiamente presso il Foro Italico, lì dove si è celebrata la messa durante la quale in tanti si aspettavano un’omelia di Papa Francesco incentrata sulla mafia e sul ricordo di Padre Pino Puglisi.

E così in effetti è stato: il Pontefice più volte ha richiamato la figura del prete di periferia assassinato proprio 25 anni fa. Beato dal 23 maggio 2013, Padre Puglisi è da allora ufficialmente il primo martire della Chiesa per mano di cosa nostra. “Padre Pino sapeva di rischiare – ha dichiarato Bergoglio – Ma sapeva anche che il vero pericolo è non rischiare”. Parlando di Puglisi, il Papa ha ammonito contro l’egoismo, il pensare soltanto a sé stessi, il volere sempre di più: “Più hai e più vuoi – ha dichiarato il Pontefice – è una brutta dipendenza. Chi si gonfia di cose, scoppia”.

Nel corso del suo discorso, il Papa è poi entrato direttamente nella condanna della mafia e di tutta la mentalità mafiosa, riecheggiando quanto detto a braccio nel 1993 da Papa Giovanni Paolo II presso la valle dei templi di Agrigento: “Ai mafiosi dico: cambiate! – esclama Bergoglio dal palco – Smettete di pensare a voi stessi ed ai vostri soldi, convertitevi al vedo Dio di Gesù Cristo! Altrimenti, la vostra stessa vita andrà persa e sarà la peggiore delle sconfitte”.

La folla assiepata nel foro italico ha applaudito più volte, specie quando il ricordo di Padre Puglisi è stato al centro delle sue frasi.

La giornata palermitana di Bergoglio è poi proseguita tra la missione carità di don Biagio Conte, dove vengono dati decine di pasti a senzatetto ogni giorno, e l’incontro in cattedrale prima ed al Politeama poi. Qui, nello scenario di uno dei teatri più famosi della Sicilia, ha incontrato i giovani: “No all’omertà – è stato uno dei passaggi più importanti del suo discorso – Non si può credere in Dio ed essere mafiosi”.

Poi, quell’elicottero il cui rumore alle undici del mattino ha avvisato i palermitani dell’arrivo del Papa, ha riacceso i motori e dal porto di Palermo il Pontefice ha potuto salutare un’altra volta Palermo. Ma non solo: per Bergoglio è stata la prima volta in assoluto in Sicilia. “Lei conosce l’isola?” ha chiesto poco dopo la sua elezione al soglio petrino un bambino siciliano a Roma: “Sì ma solo tramite il film Kaos – ha risposto in quell’occasione il Papa – Spero di andarci quanto prima”. Poco dopo toccherà il suolo di Lampedusa nel suo primo viaggio apostolico, ma in Sicilia Bergoglio ancora non era stato.

Palermo ha assistito, ha applaudito, ha guardato da vicino un Papa a nove anni dalla visita di Ratzinger nell’ottobre 2009. Adesso la città è tornata alla sua normalità: dopo giorni di preparativi, misure di sicurezza e strade transennate, i palermitani lentamente hanno potuto riprendere la quotidianità.

Liberi i varchi di sicurezza, via i blocchi di cemento nelle vie principali: anche i vicoli di Brancaccio, protagonisti della vita di Puglisi e dei racconti odierni, sono tornati con i rumori della normalità.

Anche se, a 25 anni di distanza, il concetto di normalità a Brancaccio e nell’intera Palermo appare ancora molto relativo.

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