Cronache

"Da Pavarotti ai selfie. L'Italia che piace in vent'anni di “Chi”"

Signorini: "Nel 1995 seguivamo solo star e reali. Oggi vogliono apparire tutti. Ed è l'era dell'autoscatto"

"Da Pavarotti ai selfie. L'Italia che piace in vent'anni di “Chi”"

In copertina sono ventuno: venti come gli anni di Chi , «più uno, il ventunesimo, il numero del futuro» dice Alfonso Signorini. È lui a festeggiare sulla poltrona di direttore il compleanno del settimanale, che uscì per la prima volta nel marzo del 1995, con un numero «da collezione».

Perché da collezione?

«Perché è il frutto del lavoro di tre mesi. Abbiamo radunato ventuno personaggi legati al dna del nostro giornale, non è stato semplice. Ognuno racconta la sua storia con Chi : molti sono cresciuti proprio con noi».

È stato complicato?

«Logisticamente sì. Magari era tutto fissato e la Bellucci chiamava perché le avevano spostato il set... Non so come ci siamo riusciti. Ma tutti hanno accettato con entusiasmo».

Qual è il pubblico di «Chi»?

«È un pubblico eterogeneo, variegato come il Paese. Quasi tre milioni di lettori. Vent'anni fa Chi si occupava di aristocratici, grandi star, reali. Quando sono arrivato come direttore nel 2006 lo trovavo un po' anacronistico, ho cercato spunti nuovi, per mostrare come il mondo dello spettacolo si intrecci con quello della politica, dell'imprenditoria, dell'economia».

Era già a «Chi» vent'anni fa?

«L'ho visto nascere, ero un praticante. La direttrice era la mitica Silvana Giacobini, la chiamavamo Ugo: perché quando si arrabbiava incuteva un timor panico pazzesco e aveva un eloquio un po' da camionista. Da lei ho imparato molto, soprattutto l'entusiasmo».

Era difficile farsi strada nel mondo dei vip?

«Non così difficile. Era l'inizio degli anni Novanta, i giovani nomi emergenti erano Simona Ventura, Valeria Marini, Raoul Bova, Alba Parietti, Anna Falchi: gente che ti dava molto “materiale”».

Oggi è più difficile?

«Come si fa a dire chi sia un giovane emergente? Vengono bruciati alla velocità della luce. Però anche il giornale è cambiato, non c'è più solo il gossip».

Quanto suona il suo telefono?

«Giorno e notte. Però adesso non rispondo più».

Chiamano per non far pubblicare un servizio?

«Noo, figuriamoci. È il contrario. A tutti fa piacere apparire su Chi ».

Chi chiama?

«Tutti. Politici, sportivi, star della tv, attori, attrici. Ti segnalano la festa di compleanno, ti invitano... Fa parte del gioco, e ben venga».

Le copertine da ricordare?

«La prima, che ottenni grazie alla mia amicizia con Pavarotti, è il bacio del tenore e Nicoletta Mantovani nelle acque di Barbados, quando lui non era ancora separato. Fece il giro del mondo. Poi, al mio rientro in Mondadori, ebbi l'esclusiva per le nozze tra Ricucci e Anna Falchi».

Altre?

«Padre Georg che gioca a tennis in pantaloncini e maglietta e poi due molto criticate, accusate a torto di essere volgari fotomontaggi: la Canalis sulle ginocchia di Clooney e Schettino con la moldava Domnica, con ostriche e champagne».

Altre a cui è legato?

«Un'altra molto chiacchierata, quella del matrimonio fra Clooney e Amal, in cui ho sostituito la cravatta di lui con un papillon: ho bruciato la concorrenza di tre giorni esaurendo le copie, non credo che andrò all'inferno per un papillon».

E il topless di Kate?

«Anche quella stupenda, quando la vidi non mi sembrava vero, la futura regina in topless, capisce? Esaurito pure quel numero».

Qualcosa di cui si è pentito?

«Il servizio sulla Madia, era indifendibile, ho chiesto scusa. Però se non lavori, non sbagli».

La copertina più inseguita?

«Quando Monti è diventato premier sapevamo tutti poco di lui, e ancora meno di sua moglie: mi affascinava e ho cercato un'intervista con lei, da ospiti negli appartamenti di Palazzo Chigi. Spiazzò tutti».

Quella che le ha creato più problemi?

«A posteriori, sicuramente il topless di Kate. La casa reale la prese malissimo».

Una che ha invidiato?

«Onestamente nessuna. Del resto Chi non ha veri concorrenti, a parte i selfie».

I selfie?

«Molti bruciano idee e servizi, e poi se una star appare già due o tre volte al giorno sul web diventa meno interessante dal punto di vista giornalistico».

Uno scoop che le manca?

«Sto cercando di farne uno su una attrice molto famosa, che se la intende con una persona che non è proprio il suo compagno. E poi vorrei Salvini con la Isoardi, ma sono furbi, non si fanno beccare».

Chi non può mancare oggi in copertina?

«Quelli che ci sono nel nostro numero: la Hunziker, la De Filippi, Briatore, Fedez, il Volo, Tiziano Ferro. I protagonisti della ribalta. E poi la politica: Renzi, la Boschi, Berlusconi se fa qualcosa, Salvini».

I vip evergreen?

«Ventura, Parietti, Marini».

Chi si è guadagnato più copertine?

«È una bella battaglia fra Ventura, Canalis e Hunziker. Poi tante di Carlo Conti, vende benissimo, come Belen. Perché io sono teutonico: se uno non vende, in copertina non lo metto».

Chi è più vanitoso?

«Gli uomini. Chiamano per la ruga, la luce della foto. Gli attori sono pazzeschi, e pure i cantanti, anche quelli rockettari».

E chi si arrabbia di più?

«Nessuno. Fanno anche finta, che cosa vuoi arrabbiarti...

Dovresti arrabbiarti se non ti filasse più nessuno».

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