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Un Pd da matti. Il pm Emiliano arresta il ministro

Consip, inchiesta sugli uomini di Woodcock. E il governatore vuole la testa di Orlando

Un Pd da matti. Il pm Emiliano arresta il ministro

Più che un'inchiesta, il caso Consip assomiglia ogni giorno di più a un intrigo politico-giudiziario-mediatico degno di un grande romanzo giallo. Spioni, faccendieri, magistrati, ex magistrati, carabinieri infedeli e giornalisti malati di protagonismo. E ancora: politici in disgrazia e politici ambiziosi in un tutti contro tutti come non si era mai visto. In palio c'è la testa di Matteo Renzi e il controllo della sinistra italiana. Al quale ambisce anche Michele Emiliano, ex pm e oggi presidente della Regione Puglia. Ieri, ospite di Lucia Annunziata su Raitre, Emiliano - candidato alle primarie del Pd insieme a Renzi e a Orlando - ha chiesto le dimissioni del ministro della Giustizia Orlando per conflitto di interesse: da una parte è il garante dell'inchiesta Consip - questa la tesi - dall'altra è avversario alle primarie di Renzi che di quell'inchiesta è di fatto l'oggetto (via babbo).

Un governatore pm (non si è mai dimesso dalla magistratura, la pensione gliela stiamo pagando noi perché lui è in aspettativa, a sinistra fanno cosí) che chiede «l'arresto» del ministro della Giustizia. Fantastico. Emiliano è un personaggio centrale di questo romanzo. L'uomo è simpatico e di mondo. C'è il suo zampino nell'avvio della parte mediatica di questa inchiesta, e forse non è una coincidenza. O se vogliamo c'è la stessa coincidenza di quando dopo avere indagato, nel 1999, mezzo Pd per lo scandalo degli aiuti ai profughi albanesi (governo D'Alema) mollò il colpo (tutto finì nel nulla) e fu candidato dal Pd a sindaco di Bari. Come dire: io mi candido solo dopo inchieste giudiziarie nelle quali, in un modo o nell'altro, ho messo becco.

Sono forti questi ex magistrati come Di Pietro, De Magistris, ed Emiliano: arrestano, indagano, rovinano carriere politiche e poi si sostituiscono o si alleano alle loro vittime. E fanno pure i moralisti. Io non so se il ministro Orlando si debba dimettere (allo stato penso di no) ma certo non su pressione di un furbacchione un po' sbruffone, Emiliano, che si candida alla segreteria del Pd rifiutandosi di dimettersi da magistrato. Dia il buon esempio, signor governatore-pm, lasci la toga e poi si ripresenti, perché anche alla presa per i fondelli c'è un limite.

E lei l'ha superato, impunito, non da ieri.

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