Cronache

Pedofilia a Rignano Flaminio, solo indizi e denunce dei bimbi contaminate

Nelle motivazioni della sentenza di assoluzione perché l’impostazione della Procura non ha retto: non ci sono prove. Testimonianze condizionate

Solo indizi e denunce dei bimbi contaminate dai genitori. Nulla di più, secondo i giudici del Tribunale di Tivoli, contro i cinque imputati del processo per i presunti abusi sessuali della scuola Olga Rovere di Rignano Flaminio, in provincia di Roma. Per questo lo scorso 28 maggio le maestre Marisa Pucci, Silvana Magalotti, Patrizia Del Meglio, l’autore Tv Gianfranco Scancarello (marito della Del Meglio) e la bidella Cristina Lunerti sono stati assolti da una sfilza di accuse gravissime: violenza sessuale di gruppo, maltrattamenti, corruzione di minore, sequestro di persona, atti osceni, sottrazione di persona incapace, turpiloquio e atti contrari alla pubblica decenza. Per anni sono stati additati come mostri e sono anche finiti in carcere perché ritenuti responsabili di violenza nei confronti di almeno 19 bambini della materna. Ora le motivazioni della sentenza spiegano perché l’impostazione della Procura di Tivoli non ha retto. Innanzitutto perché la prova acquisita dall’accusa «è costituita da elementi indiziari privi dei necessari requisiti di gravità, univocità e precisione». In 322 pagine i giudici ricostruiscono i fatti, dando molta importanza ai tempi e ai modi delle denunce dalle quali emergerebbe la non genuinità delle testimonianze delle vittime, evidentemente condizionate dalle convinzioni delle mamme e dei papà. Le posizioni degli imputati vengono analizzate una ad una. La maestra Malagotti «non è mai menzionata dai bambini in occasione dei racconti che originano le prime denunce» mentre le seconde denunce «inducono il collegio a ritenere le stesse frutto di una forte contaminazione». La maestra Pucci viene invece menzionata «in narrazioni il cui contenuto è fantasioso e disancorato dalla realtà e comunque non supportato da riscontri fattuali idonei». Sulla terza maestra, Patrizia Del Meglio, il Tribunale ha dubbi addirittura sull’identificazione fatta «dai genitori e poi più o meno consapevolmente trasmessa ai bambini». Dubbi anche su suo marito: parlando di Scancarello i giudici non possono non rilevare una «singolare coincidenza di date e una parziale sovrapposizione di contenuti» che fa pensare ad un precedente contatto tra i genitori.

Sulla bidella Cristina Lunerti non ci sono neppure le prove per arrivare ad una conclusione con formula dubitativa.

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