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Perché Renzi si è fermato ad Amatrice

Un post terremoto meritava ben altra attenzione, al di là delle frequenti passerelle sul posto ad uso propagandistico

Perché Renzi si è fermato ad Amatrice

Un anno fa in questi giorni, all'indomani del terremoto che devastò ampie zone dell'Italia centrale, titolammo il Giornale: «Forza Renzi». Era un segnale di fiducia all'allora premier e a tutta la classe politica. Intendevamo dire: di fronte a tanta sofferenza e a tanta necessità di soccorso, che nessuno provi a utilizzare una tragedia per fini di parte. Devo dire che così è stato. La sinistra di governo ha avuto dalla sua - su questo tema - tutta l'opinione pubblica e tutti i numeri parlamentari per affrontare e risolvere l'emergenza nei tempi e nei modi che quella gente meritava da un Paese serio, ricco e solidale. Se purtroppo non è andata così - e certamente non è andata come avrebbe dovuto e potuto - la colpa è quindi solo di chi aveva il comando delle operazioni e non è stato all'altezza. Cioè del governo Renzi e del Pd, partito di maggioranza che affidò a un suo uomo di punta, Vasco Errani, il mandato di commissario straordinario per la ricostruzione.

Non si esagera se si sostiene che di fatto non ha funzionato nulla, a parte la gestione della primissima emergenza. Dallo sgombero delle macerie (ancora oggi accatastate ovunque) agli aiuti alle poche aziende sopravvissute, dall'insediamento dei prefabbricati alla loro assegnazione fino ai promessi ma non attuati sgravi fiscali, tutto è ancora in alto mare. E il motivo purtroppo è semplice: Renzi e il suo partito avevano la testa altrove. Dalla scorsa estate sono stati in perenne campagna elettorale, prima per quel disgraziato referendum (peraltro perso), poi per le primarie interne, quindi per la scissione e ora per le prossime, imminenti, elezioni politiche.

Nessuna azienda, figuriamoci un Paese, può affrontare con successo un'emergenza se il capo non è sul pezzo da mattina a sera. E un post terremoto meritava ben altra attenzione, al di là delle frequenti passerelle sul posto ad uso propagandistico. Questa è stata probabilmente la colpa più grave di Renzi durante la sua breve ma intensa stagione al potere. In questo campo promettere e non mantenere - vedi le esenzioni fiscali - è addirittura cinico. Qui non sono mancati i soldi, nonostante i miliardi distratti in emergenze meno vicine. Sono mancati senso di responsabilità, capacità e amor di Patria. Cioè è mancato quasi tutto.

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