Cronache

Pesaro, i compagni di scuola l'hanno sgozzato per gelosia: ecco come è morto Ismaele

I due albanesi lo hanno ammazzato per gelosia: "Subito dopo si sono fatti un bagno al fiume". Uno dei due si stava organizzando per scappare in Albania

Igli Meta e Mario Nema, gli albanesi che hanno ucciso Ismaele Lulli
Igli Meta e Mario Nema, gli albanesi che hanno ucciso Ismaele Lulli

"Dopo aver ammazzato Ismaele gli assassini si sono fatti un bagno al fiume". È un quadro di rivalità, gelosie e incomprensioni di paese quello che c’è dietro dietro alla morte di Ismaele Lulli, lo studente 17enne trovato cadavere con la gola tagliata in un boschetto a Sant’Angelo in Vado. Un brutale omicidio commesso da due giovani albanesi: Igli Meta, un ventenne residente a Urbania a pochi chilometri di distanza, e Mario Nema, un diciannovenne residente a Sant’Angelo in Vado. Di mezzo ci sarebbe la fidanzata diciannovenne del primo, ingelosito dalla sua frequentazione con Ismaele. "Un ragazzo che non ha altre colpe se non di conoscere altre persone - spiega il colonnello Antonio Sommese - altri ragazzi che andavano a scuola insieme, frequentavano gli stessi posti, si trovavano alla stessa fermata dell’autobus".

Un "dramma della gelosia", dunque, tutto consumato a colpi di post su Facebook e altri social media, passati al setaccio dai carabinieri che hanno così individuato i due giovani. Quarantacinque minuti di follia. Tra gli indizi a carico dei due albanesi anche il fatto che i cellulari sono stati agganciati dalla cella telefonica del luogo in cui è stato trovato il corpo di Ismaele. "Ti passiamo a prendere in macchina e andiamo al fiume per fare il bagno", gli hanno scritto via sms per attirarlo in trappola. Sul cellulare della vittima, infatti, ci sono le impronte digitali che il Ris attribuisce ai due albanesi. Una volta in macchina, Ismaele è stato condotto alla Croce, il luogo dell'esecuzione. La mano che l’ha ucciso, che per gli inquirenti è quella di Igli Meta, ha usato un’arma tagliente, molto probabilmente un coltello, che non è stato ancora ritrovato. Un colpo secco tirato alle spalle della vittima, che è rimasta quasi decapitata. Quarantacinque minuti dopo, dunque, l’"amicizia colpevole" tra Ambra e Ismaele era stata punita. E come se nulla fosse i due amici albanesi, dopo aver giustiziato lo studente vadese, sono andati a fare il bagno al fiume.

Torchiati per ore, i due ragazzi albanesi avrebbero cominciato a fare le prime ammissioni e a collaborare con gli investigatori. Uno avrebbe parlato dell’arma, non ancora trovata. "È come se cominciassero solo ora a rendersi conto dell’enormità del fatto", commenta una fonte investigativa, che parla anche di "delitto da videogame" per la violenza eccessiva e sproporzionata rispetto a qualunque possibile movente. "Uno dei due fermati l’abbiamo trovato in macchina - fa sapere gli investigatori - probabilmente si stava organizzando per tornare in Albania". Durante le ore di interrogatorio, davanti alla caserma dei carabinieri di Sant’Angelo in Vado, si sono radunati parenti e amici di Ismaele: dolore, rabbia, disperazione che sono sfociate in momenti di tensione quando i due ragazzi fermati sono stati fatti salire su mezzi dei carabinieri e portati al carcere di Villa Fastiggi a Pesaro. A quel punto urla, calci e pugni alle auto, invettive, lacrime.

"Conoscevo Ismaele da quando era bambino", ha singhiozzato un uomo anziano.

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