Cronache

La pg chiede che Corona torni in carcere: "Ha violato le regole, troppe risse"

Dopo un'udienza di oltre quattro ore davanti ai giudici del Tribunale di sorveglianza di Milano, la Procura generale ha chiesto che Corona ritorni in carcere

La pg chiede che Corona torni in carcere: "Ha violato le regole, troppe risse"

Dopo nove mesi fuori dal carcere, la rappresentante della Procura generale, Nunzia Gatto, ha chiesto che Fabrizio Corona ritorni in cella.

"Fabrizio Corona ha violato in più occasioni le regole dell'affidamento terapeutico in prova e deve tornare in carcere", ha detto Nunzia Gatto nell'udienza di oltre quattro ore davanti ai giudici del Tribunale di sorveglianza di Milano. I giudici, dopo la richiesta formulata dalla rappresentante della Procura generale si sono riservati di prendere una decisione nei prossimi giorni.

L'avvocato generale dello Stato Nunzia Gatto, che rappresenta la pubblica accusa, ha chiesto di revocare l'affidamento terapeutico per Fabrizio Corona, che è uscito dal carcere il 21 febbraio scorso ed è stato per un periodo in cura in una comunità di Limbiate per la sua tossicodipendenza. Poi l'ex dei paparazzi ha ripreso il suo lavoro in giro per i locali di tutta Italia e con le ospitate in tv. In particolare, per la Procura generale, da giugno, quando era già comparso davanti al Tribunale di sorveglianza, ad oggi, le violazioni delle prescrizioni imposte dai giudici - come il mancato rispetto degli orari per il rientro a casa e dei permessi per lavorare al di fuori della Lombardia - si sarebbero intensificate. Anche la partecipazione al Grande Fratello Vip, nell'ottobre scorso, non sarebbe stata autorizzata. Corona, che ha fatto un'incursione nella casa per un chiarimento con la sua ex fidanzata Silvia Provvedi e poi ha litigato in diretta tv con la conduttrice Ilary Blasi dandole della "caciottara", da quanto si è saputo, aveva il permesso del magistrato per recarsi a Roma ma non per partecipare al programma. Anche in altre occasioni, per l'avvocato generale Gatto, Corona avrebbe violato le prescrizioni. La prima volta il 1 marzo scorso, quando Corona, tre giorni dopo essere uscito dal carcere, fece postare immagini di lui e dell'allora compagna Silvia Provvedi in atteggiamenti affettuosi, nonostante il divieto assoluto del Tribunale di comunicare con i media e utilizzare i social network.

La violazione delle regole

Nel suo lungo e articolato intervento, l'Avvocato Generale dello Stato Nunzia Gatto, ha portato documenti e video che dimostrerebbero la sistematica violazione delle regole imposte dal Tribunale della sorveglianza. Ha mostrato ai giudici, tra le altre, anche le immagini relative agli insulti dell'ex re dei paparazzi all'indirizzo del sostituto pg Maria Pia Gualtieri ("Non capisce niente") fuori dall'aula del processo d'appello (poi si era scusato e il magistrato ha ritenuto di non querelarlo per diffamazione).

Per il magistrato, non può rientrare nel concetto di "attività lavorativa" la "partecipazione rissosa" alle tramissioni televisive. Corona non aveva le autorizzazioni. Autorizzazioni che, in base ai diktat dei giudici, deve sempre ottenere quando si sposta da Milano e sta fuori oltre le 23.

Il 19 giugno scorso, già il pg Antonio Lamanna aveva chiesto la revoca dell'affidamento terapeutico in prova, concesso per la dipendenza psicologica dalle droghe, e i giudici della Sorveglianza si erano poi presi tempo fino ad oggi per effettuare ulteriori valutazioni. Nel loro provvedimento, i giudici scrivevano di avere bisogno di relazioni più approfondite dall'Uepe (Ufficio esecuzione penale esterna) e di valutare la situazione per un tempo più lungo.

Proprio sulla base di queste "carte" e dei video recuperati dalla polizia giudiziaria, oggi Nunzia Gatto ha sostenuto che a Corona deve essere revocato l'affidamento terapeutico concesso il 21 febbraio con "effetto retroattivo". Cioè, se i giudici dovessero accogliere la richiesta del Tribunale Corona la parte di pena scontata in affidamento fino ad ora verrebbe "cancellata" e per l'ex agente fotografico sarebbe tutto da rifare.

Ora, è tutto in mano ai giudici.

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