Cronache

Piacenza, arrestato per 'ndrangheta il presidente del consiglio comunale

Blitz contro la 'ndrangheta in Emilia Romagna, arresti e perquisizioni. Coinvolto anche il politico Giuseppe Caruso. Meloni: "Non può più essere membro di Fratelli d'Italia"

Piacenza, arrestato per 'ndrangheta il presidente del consiglio comunale

Blitz contro la 'ndrangheta in tutta l'Emilia Romagna: da questa mattina la polizia sta effettuando arresti e perquisizioni in diverse zone della regione. In manette anche Giuseppe Caruso (FdI), attuale presidente del Consiglio comunale di Piacenza, ritenuto appartenente alla cosca dei Grande Aracri di Cutro.

Altri destinatari del provvedimento sono elementi di primo piano del'organizzazione 'ndranghetista emiliana, tra i quali Salvatore Grande Aracri, Francesco Grande Aracri e Paolo Grande Aracri, ritenuti ai vertici del clan operante nelle Province di Reggio Emilia, Parma e Piacenza. Nell'ambito della stessa operazione è stato effettuato un sequestro preventivo di beni emesso dalla Dda di Bologna nei confronti dei principali appartenenti al gruppo criminale riguardante società, beni mobili ed immobili, conti correnti.

"Il coinvolgimento di Giuseppe Caruso, anche se non legato alla attività politica ma al suo ruolo di funzionario dell'Agenzia delle Dogane che fa capo al Ministero dell'Economia, ci lascia sconcertati", ha detto Giorgia Meloni, "Confidiamo nel lavoro degli inquirenti, e auspichiamo che Caruso dimostri la sua totale estraneità in questa vergognosa vicenda. Ribadiamo con assoluta fermezza che in Fratelli d'Italia non c'è stato, non c'è e non ci sarà mai spazio per nessuna mafia e per noi, come noto, chi fa politica a destra e tradisce l'Italia merita una condanna doppia. Anche per questo Fratelli d'Italia è pronta a costituirsi parte civile nel processo per difendere la sua immagine e la sua onorabilità. Finché non sarà chiarita la sua posizione, Giuseppe Caruso è sollevato da ogni incarico e non può essere più membro di Fratelli d'Italia".

Complessivamente l'operazione ha portato all'arresto di 16 persone e a oltre cento perquisizioni. Gli investigatori hanno scoperto uno stretto rapporto tra Caruso e Salvatore Grande Aracri, figlio di Francesco e nipote di Nicolino.

Il gruppo criminale, utilizzando metodi tipicamente mafiosi, effettuava una serie di investimenti, apriva e chiudeva società di comodo faceva affari anche con imprenditori di primissimo livello nazionale.

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