Cronache

Piacenza, i migranti disertano il lavoro ma festeggiano con operatrici

Bufera sul Cas di Corte Maggiore (Piacenza). In un video su Facebook il party tra migranti e operatrici. Il sindaco: "Hanno tempo per fare festa, ma non per fare i lavori socialmente utili che avevano promesso"

Piacenza, i migranti disertano il lavoro ma festeggiano con operatrici

Bufera in una cittadina del Piacentino. Il sindaco di Corte Maggiore (Piacenza), Gabriele Girometta è andato su tutte le furie dopo aver visto su Facebook un video girato nel Centro di Accoglienza Sociale (Cas) in cui i migranti ospitati, in totale 16, ballavano e venivano intrattenuti tra brindisi e risate dalle operatrici.

La difesa della Coop

Girometta non polemizza sulla festa in sé, bensì sul fatto che i migranti presenti in una struttura "hanno tempo per fare festa, ma non per fare i lavori socialmente utiliche avevano promesso". Ebbene sì. Infatti, il 26 marzo scorso la Cefal, la quale gestisce il Cas in provincia di Piacenza, aveva stretto un "patto di volontariato" con il Comune per far fare lavori socialmente utili ai richiedenti asilo, ragazzi africani disoccupati e in un'età compresa tra i i 18 e i 30 anni.

Patto che è andato in frantumi ad aprile. I ragazzi hanno smesso di lavorare - spiega Girometta - per "mancanza di tempo". Infatti sarebbero iniziati contratti di lavoro a chiamata di tipo agricolo ma come spiega un imprenditore al Il Corriere della Sera: "Tu ne assumi otto per sperare di averne due che vengono a lavorare perché quelli motivati sono pochi".

Facendo due conti viene fuori che i migranti del Cas tempo per svolgere i lavori socialmente utili ne avrebbero. Eppure non si presentano. Dalla Coop è levato di scudi: "Il problema è che non sai mai quando ti possono chiamare". Giustificazione che al sindaco Girometta non convince. Anche perché spiega su Libero: "Ricevo continue segnalazioni di azioni degradanti, urinano nei giardini pubblici e condominiali, la sera escono a tarda ora in bicicletta percorrendo le strade provinciali senza nessun dispositivo di illuminazione o giubbotti catarifrangenti. Mi risulta che nella struttura ci dovrebbe essere un tutor di giorno e di notte ma non credo ci sia".

Dalla Coop fanno sapere tramite la psicologa che opera al centro che "nella struttura c'è un clima di grande demoralizzazione al limite della depressione".

E ancora: "La festa - spiega l'insegnante d'italiano - è nata dal desiderio di risollevare l'umore dei ragazzi stremati dalla lunga attesa della protezione internazionale e dall'aver trovato, fino ad ora, solo lavori stagionali".

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