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Pietra tombale sulle bugie dei porti aperti

Fino a ieri erano le bandiere di un Pd e d'una sinistra in prima fila nel difendere l'accoglienza indiscriminata e uno ius culturae studiato per garantire la cittadinanza ai figli dei migranti dopo appena cinque anni di studio nelle nostre scuole.

Pietra tombale sulle bugie dei porti aperti

Fino a ieri erano le bandiere di un Pd e d'una sinistra in prima fila nel difendere l'accoglienza indiscriminata e uno ius culturae studiato per garantire la cittadinanza ai figli dei migranti dopo appena cinque anni di studio nelle nostre scuole. Oggi quelle due bandiere del Pd sono il simbolo e la fonte di tutti gli orrori francesi. Il decapitatore tunisino Aouissaoui Bahrain, fermato dopo aver seminato morte nella chiesa di Notre Dame, aveva in tasca il foglio rilasciatogli dalla Croce Rossa italiana il 9 ottobre scorso quando sbarcò indisturbato a Lampedusa. Il 18enne ceceno Abdoullakh Anzorov, che tagliò la testa al professor Samuel Paty, era invece un ex alunno delle scuole francesi regolarmente frequentate dall'età di sei anni. E, come lui, vantavano un curriculum degno dello ius culturae di boldriniana memoria anche i fratelli Kouachi autori, nel 2015, del massacro dei redattori di Charlie Hebdo. Ma per capire appieno quanto pericolosi siano i progetti di un Pd prigioniero della stessa ideologia multiculturalista che ha garantito libertà d'azione all'«islam separatista» francese vanno letti i proclami con cui Nicola Zingaretti e compagni hanno salutato la cancellazione dei decreti sicurezza di Salvini e riaperto le porte ai migranti. Proprio mentre il tagliagole jihadista Aouissaoui Bahrain approdava sulle nostre coste il segretario Pd sproloquiava di un'Italia «più umana e sicura». Il suo vice Andrea Orlando celebrava una cancellazione capace di «promuovere l'integrazione e garantire la sicurezza di tutti» e Matteo Mauri, vice ministro Pd agli Interni, parlava di «norme di civiltà e sicurezza». Parole che rilette alla luce di quanto avvenuto a Nizza appaiono in tutta la loro macroscopica e sventata leggerezza. Parole capaci oggi di far inorridire i francesi, ma non - intendiamoci - di giustificare la Francia di Macron. Oltre ad aver sempre ignorato gli sbarchi nella Penisola - limitandosi a presidiare (male) la frontiera di Mentone - Parigi ha sempre garantito piena libertà d'azione a Ong come «Sos Méditerranée» impegnate a traghettare in Italia migliaia di clandestini. Ma limitandoci ai mali di casa nostra è inevitabile notare come gli orrori francesi mettano in luce la sconsiderata perniciosità di progetti come lo ius culturae. Neppure un sistema scolastico come quello della «Republique» - progettato per plasmare i figli dalle ex-colonie e trasmettere loro ideali laici e secolaristi - ha impeditio l'adesione al fanatismo jihadista dei fratelli Kouachi, del ceceno Anzorov e di decine di migliaia di figli delle «banlieu» ben più sensibili ai precetti appresi da famigliari e predicatori islamisti.

Alla luce di quei fallimenti c'è dunque da chiedersi quali cittadini potrebbe restituirci, dopo soli cinque anni di frequenza, un sistema scolastico italiano già menomato dalla decennale infiltrazione di una sinistra attentissima a mettere al bando qualsiasi forma d'insegnamento capace di garantire la formazione di identità e sentimenti nazionali. Dunque attenzione perché le ricette di Zingaretti e compagni rischiano di rivelarsi la scorciatoia più breve per sperimentare gli orrori dell'islam separatista. Orrori da cui ci siamo fin qui salvati grazie ad una presenza musulmana ben più ridotta di quella francese.

Ma da cui, ricordiamocelo, non siamo assolutamente immuni.

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