Cronache

Il pilota: "Il cadavere di Yara sul campo non c'era"

Il pilota della Protezione Civile fu il primo ad alzarsi in volo: "Ho sorvolato il campo di Chignolo decine di volte, il suo corpo non c’era"

Il pilota: "Il cadavere di Yara sul campo non c'era"

Ad aggiungere un altro tassello sul caso Yara, arriva la testimonianza di Ivo Rovedatti, il pilota della Protezione Civile che fu il primo ad alzarsi in volo. "Ho sorvolato il campo di Chignolo decine di volte, il suo corpo non c’era", racconta Rovedatti al settimanale Oggi - la domenica 28, pur con una visibilità non perfetta e con il terreno coperto da spruzzi di neve, ho volato a lungo e naturalmente sono passato più volte, a volo radente, sopra quel campo. Non c'era nulla. Gli spruzzi di neve non potevano nascondere un corpo. Avessi visto qualcosa di sospetto sarei atterrato per controllare. Il campo di Chignolo l’ho poi sorvolato decine di volte con il mio elicottero. In tre mesi ho fatto almeno 30 ore di volo per cercare Yara. Sopra quel campo ci si passa sempre perché è un corridoio obbligato dopo il decollo dalla pista del Volo a vela di Valbrembo. Volando a una quota di 150 metri e a una velocità bassissima di 10 nodi il corpo della ragazza non poteva sfuggirmi, non posso non averlo visto malgrado le sterpaglie. La visione dall'alto è tutta un'altra cosa rispetto a chi lo attraversa a piedi. Difficile ti sfugga anche la più piccola macchia di colore. E io, con gli altri operatori che si alternavano al mio fianco sull'elicottero, cercavo una macchia nera perché la Protezione civile aveva segnalato che Yara indossava un giubbino di quel colore e una felpa azzurra. Un giorno d'inizio febbraio del 2011 ho visto una cosa nera. Sono sceso in autorotazione e mi sono tranquillizzato solo quando le pale dell'elicottero lo hanno fatto volar via. Era un sacco di plastica. A 100 metri di distanza è stato trovato il corpo di Yara.

Eravamo in due: come possiamo non averla visto?".

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