Cronache

Pisa, sgominata gang che gestiva prostituzione trans: 4 arresti

I transessuali erano obbligati a vendere il corpo per riscattare la propria libertà: 20mila euro per risarcire le “madrine”, altri trans che avevano anticipato loro la cifra per abbandonare il Brasile e raggiungere l’Italia

Pisa, sgominata gang che gestiva prostituzione trans: 4 arresti

Dopo due anni di indagini, i carabinieri di Pisa sono riusciti a sgominare un gruppo di criminali che gestiva un vasto giro di prostituzione.

La gang aveva messo in piedi un vero e proprio impero economico, basato sullo sfruttamento di più di una trentina di transessuali brasiliani, costretti dai loro aguzzini a vendersi lungo le strade di Pisa ed a Migliarino, nel comune di Vecchiano (provincia di Pisa). Una grande quantità di denaro quella di cui beneficiavano gli sfruttatori, anch’essi transessuali brasiliani, ed alcuni complici italiani. Si parla di centinaia di migliaia di euro all’anno.

Sono quattro le persone finite in manette, tutte brasiliane ed ai vertici dell’organizzazione criminale. La misura cautelare dell’obbligo di dimora ha invece colpito altri quattro italiani, tutti autisti che avevano il compito di prelevare i transessuali dalle loro abitazioni per trasferirli nelle zone di prostituzione. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti a seguito dei due anni d’indagine, i “viados” erano obbligati a vendere il loro corpo per raccogliere la cifra di 20mila euro e liberarsi dai debiti coi loro aguzzini. Il riscatto era loro richiesto per coprire le spese affrontate dalle rispettive “madrine”, cioè altri transessuali brasiliani che avevano anticipato il denaro necessario per abbandonare il paese d’origine e raggiungere l’Italia. Oltre a ciò, tuttavia, i viados dovevano comunque corrispondere una cifra per pagare agli sfruttatori l’“affitto” orario delle zone dove prostituirsi.

Due dei 4 autisti di nazionalità italiana coinvolti nell’indagine, più vicini ai capi del gruppo criminale, avevano addirittura sposato 2 di questi ultimi con rito civile. Questo perché, hanno spiegato gli inquirenti, i due transessuali avessero la possibiltà di restare nel nostro Paese anche dopo la scadenza del regolare permesso di soggiorno.

Si tratta per la precisione di un napoletano, che si era sposato con un transessuale già diventato donna dopo un intervento chirurgico, e di un livornese, unito civilmente con un altro viado dietro pagamento di compenso in denaro.

Entrambe le unioni civili erano state celebrate presso il comune di Pisa.

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