Cronache

La pista italiana della strage di Nizza

La donna albanese, della cellula che ha aiutato il killer, era stata arrestata lo scorso anno a Ventimiglia dai carabinieri per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Uno dei complici tunisini aveva vissuto in Puglia

La pista italiana della strage di Nizza

Enkeledja Zace, la donna albanese incriminata dalla procura antiterrorismo francese per la strage di Nizza era stata arrestata dai carabinieri lo scorso anno a Ventimiglia per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il tunisino Chokri Chafoud, che si trovava con il killer Lahouaiej Bouhlel sul lungomare per un sopralluogo prima dell’attacco, ha vissuto a Gravina di Puglia in provincia di Bari.
Non solo: La pista italiana del sanguinoso attentato, sotto la lente dell’antiterrorismo, potrebbe intrecciarsi con l’immigrazione clandestina probabilmente arrivata dalla Libia.
Il 28 maggio 2015 i carabinieri fermano nell’area dell’autoporto di Ventimiglia, verso l’accesso autostradale, una monovolume Citroen con dieci persone. A bordo tre migranti eritrei e cinque siriani, tra cui due bimbe di 2 e 5 anni, che avevano pagato 50 euro ciascuno per il passaggio verso la Francia. L’Arma ammanetta due persone per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Enkeledja Zace, 42 anni, la franco-albanese che un anno dopo rimarrà coinvolta nella strage di Nizza. Ed il tunisino Mohamed Elhoui Aimen, 28 anni, che si spaccia per compagno della signora. Tutti e due risiedono a Nizza.
Dopo l’arresto Zace viene trasferita al carcere femminile di Genova. Non sappiamo se sia stata assolta oppure abbia mai scontato dietro le sbarre un’eventuale condanna. Il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, nelle ipotesi non aggravate, prevede la pena della reclusione da 1 a 5 anni. A livello di ipotesi è verosimile che ricorrendo al patteggiamento abbia riportato una condanna di poco superiore ad 1 anno, beneficiando della sospensione condizionale e tornando a piede libero.
Il comando dell’Arma interpellato da il Giornale ha confermato solo l’arresto ed il trasferimento al carcere di Genova.
L’unico dato certo è che la franco albanese giovedì sera è stata incriminata assieme al marito del paese delle aquile residente a Nizza, Artan Henaj, dalla procura antiterrorismo francese per la strage sul lungomare. La coppia trovata con 11 telefonini, cocaina e 2600 euro in casa è accusata di aver fornito la pistola 7.65 utilizzata sulla promenade dal killer tunisino di Nizza.
La pista italiana potrebbe nascondere il collegamento fra tunisini ed albanesi nel sanguinoso attentato. La donna del gruppo è stata arrestata in Italia dai carabinieri assieme ad un tunisino, stessa nazionalità del killer. E guarda caso Chafoud, un altro tunisino arrestato per la strage ed incriminato, viveva a Gravina di Puglia. Il procuratore antiterrorismo francese, Francois Molin, ha rivelato che fin dal 4 aprile Chafoud aveva inviato via facebook un inequivocabile messaggio allo stragista di Nizza: “Carica il camion. Molla i freni, amico mio ed io guarderò” quella che il 14 luglio è diventata una carneficina.
Il tunisino arrestato ha vissuto in provincia di Bari in un appartamento con altri connazionali, che è stato perquisito dalla Digos il 18 luglio. L’antiterrorismo sta scandagliando i suoi contatti ed amicizie in Italia. Il nome di Chafoud risulta controllato al confine di Ventimiglia lo scorso anno nello stesso periodo in cui sono stati schedati alla stessa frontiera i documenti del killer, Lahouaiej Bouhlel, pure passato per l’Italia.
Le impronte digitali di Chafoud sono state trovate sulla portiera del camion killer. Una telecamera lo ha filmato accanto al mezzo di 19 tonnellate accanto a Bouhlel, sul lungomare di Nizza, tre ore prima della strage. Sembra che lo stesso terrorista abbia inviato un sms per chiedere “più armi, portane cinque” per il complice che aveva vissuto in Puglia.
Lungo il tragitto Bari-Patrasso-Bari era passato pure Abdeslam Salah, l’unico terrorista sopravissuto alla strage del Bataclan e coinvolto nell’attacco di Bruxelles di marzo, oggi in carcere in Francia. La città è crocevia di traffici, compreso quello degli esseri umani, che in qualche maniera potrebbe legare gli albanesi ed i tunisini della strage di Nizza.

Eritrei e siriani, in gran parte profughi come quelli caricati a Ventimiglia dalla franco albanese coinvolta nella strage di Nizza, arrivano con i barconi dalla Libia.

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