Cronache

Predappio, la moschea abusiva che il Pd si ostina a non vedere

I cittadini scoprono gli islamici a pregare in un edificio. Alcuni conoscono l'imam. Ma il sindaco insiste: "Non c'è moschea"

Predappio, la moschea abusiva che il Pd si ostina a non vedere

La moschea abusiva, in teoria, non c'è. Ma in pratica c'è eccome. E a dirlo sono proprio gli abitanti di Predappio che, di fianco al luogo di culto, ci abitano. Basta farsi un giro per le vie del paese e chiedere: "Scusi, dov'è la moschea?". E l'indicazione è sempre la stessa . "Vada in via IV novembre e la troverà proprio subito dopo l'officina". L'edificio, da fuori, è piuttosto anonimo. Le tende sulle finestre ai lati non permettono (naturalmente) di vedere all'interno. E anche la porta a vetri dell'ingresso è stata furbamente resa impenetrabile agli occhi dei curiosi. "Vengono tutti i giorni a pregare. La mattina presto e poi la sera dopo il lavoro. Arrivano con i vestiti da preghiera e poi lasciano le scarpe lì davanti sul tappeto", spiega un signore che lavora proprio nell'officina accanto (guarda il video).

E alcuni abitanti del posto conoscono addirittura l'imam. "Passa sempre qui davanti poi va alla moschea. Lo vedo sempre, ha una barbetta bianca", racconta un anziano al bar. Secondo un ragazzino che passa in bici davanti al luogo di culto abusivo, poi, dentro al locale ci sarebbe pure un altarino. Insomma, non manca proprio nulla. Sembrerebbe quindi una moschea illegale a tutti gli effetti. Ma Giorgio Frassineti, sindaco di Predappio targato Pd, continua a ribadire il contrario. "La moschea qui non c'è", spiega quando lo raggiungiamo al telefono. E poi ci tiene pure a fare una precisazione: "Una moschea è un luogo dove la gente va a pregare - afferma - e qui non c'è". I predappiesi, però, sembrano proprio non avere dubbi: "Qui vengono a pregare". Punto. "Bisogna capire se quell'area e quei locali hanno una destinazione di uso corretta. Come se io noleggiassi un locale sotto casa per vendere vestiti e poi ci faccio una discoteca", spiega Jacopo Morrone, sottosegretario leghista alla Giustizia. "Io non so se il sindaco mi lascerebbe la discoteca. Probabilmente verrebbero dopo cinque minuti a confiscarmi i locali o a darmi una multa".

Non bisogna dimenticare, poi, che a una quarantina di chilometri da Predappio c'è Ravenna, considerata la capitale italiana dei foreign fighter. In soli tre anni, infatti, dalla città romagnola sono stati espulsi ben otto reduci dalla Siria. "E in quel luogo chi va a pregare? Chi è l'imam? Bisognerebbe saperlo", polemizza ancora Morrone.

SUll'argomento si esprime, e non senza amarezza, anche Franco D'Emilio, ex candidato sindaco di Predappio. "E dire che quando ho affittato un locale da un privato per fare una mostra io ebbi un mucchio di controlli dall'amministrazione comunale e dalla polizia municipale. Si crea quindi una disparità. Anche io agivo per fini culturali, ma ho subito - giustamente - un mucchio di controlli". In via IV novembre, però, si lascia fare.

E anzi, secondo il sindaco la moschea (abusiva) non c'è nemmeno.

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