Cronache

Prestiti da usura in cambio di oro: così le banche strozzano gli italiani

Anziani e bisognosi in coda al banco dei pegni. Le banche valutano l'oro meno della metà e così fanno soldi a danno dei poveri italiani

Prestiti da usura in cambio di oro: così le banche strozzano gli italiani

Pensionati, bisognosi, poveri, italiani in difficoltà. I soldi per arrivare a fine mese non bastano, le pensioni sono minime e così i cittadini sono costretti a rivolgersi al banco dei pegni. Impegnano l'oro in cambio di un prestito in denaro, immediata liquidità per fare fronte alle spese di tutti i giorni: acqua, luce, gas e medicine.

"Con mille euro al mese, con la moglie ammalata non si può far molto - dice un signore all'uscita dal banco dei pegni, intervistato da La Gabbia - Sono gioielli di famiglia costruiti in anni di lavoro". Gli Italiani che impegnano l'oro crescono ad un ritmo sostenuto del 5% l'anno. Tanti, troppi. Costretti a perdere i ricordi di una vita per colpa di una crisi che non perdona. Che non lascia scampo. Sostenuta da uno Stato che richiede tanto e dà poco in cambio. Lo sanno bene i disoccupati, i pensionati, le famiglie con figli. "Siamo gente disperata - dice un'altra donna in fila al banco dei pegni - qui non chiedi nulla e sono soldi tuoi". Peccato che non sia proprio così.

Il rischio di non rivedere mai il proprio oro, infatti, non è remoto. Il banco dei pegni, si legge nel sito di una delle banche che lo gestisce, "è uno strumento finanziario" che "si basa sul valore del bene dato in pegno e non sulla valutazione del merito di credito del cliente". Il debitore porta "oggetti d’oro gioielli diamanti e pietre preziose orologi d'oro o di marca" e viene fatta "una perizia di stima allo sportello da un perito estimatore". Il quale decide quanti soldi dare, si tiene l'oggetto prezioso e "rilascia una polizza che garantisce il proprietario e gli consentirà di riscattare il bene impegnato, presentandola allo sportello". Di solito la polizza dura 6 mesi: al termine il debitore può riconsegnare il denaro preso in prestito, maggiorato di un interesse, e riprendere i preziosi. Se non lo si fa, dopo 30 giorni dalla scadenza del prestito (a meno che non lo rinnovi per ulteriori 6 mesi, corrispondendo gli interessi maturati e il diritto fisso di custodia), la banca "venderà i beni in pegno in asta pubblica".

Dove sta la fregatura? Semplice, nella valutazione. L'inviata de La Gabbia, infatti, si è fatta valutare una catenina 17,80 grammi: 180 euro, cui vanno aggiunti più 12 di interessi. Solo che facendola valutare da un esperto "Compro Oro", si evince che la stessa catenina vale esattamente il doppio: 360 euro.

Così la banca non solo guadagna gli interessi, ma se il debitore non rientrerà del debito quasi gli conviene: potrà rivendere l'oro al doppio di quanto lo ha ottenuto concedendo il prestito. (guarda il video)

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