Cronache

Processo Concordia, i pm: "Schettino incauto idiota"

La requisitoria del pm: "Dio abbia pietà di lui, noi no". Niente attenuanti per l'ex comandante della Concordia. Sentenza il 10 febbraio

Processo Concordia, i pm: "Schettino incauto idiota"

"Che Dio abbia pietà di Schettino perché noi non possiamo averne." Non ci va certo leggero il pm Stefano Pizza concludendo la sua requisitoria. Sono stati chiesti 26 anni e 3 mesi di reclusione per Francesco Schettino per il naufragio della Costa Concordia, avvenuto all'isola del Giglio tre anni fa in cui morirono 32 persone. Il pm ha inoltre chiesto l'interdizione perpetua ai pubblici uffici, l'interdizione legale per tutta la durata della pena inflitta e l'interdizione per 5 anni ai titoli conseguiti da Schettino. L’ex comandante Francesco Schettino, unico imputato per il naufragio della nave da crociera, non è presente in aula.

Il pm Navarro ha formulato la richiesta di 26 anni di reclusione cumulando i reati di omicidio e lesioni colposi (reato più grave la morte della bambina Dayana Arlotti, 14 anni), di naufragio colposo (9 anni), abbandono di incapaci e della nave (delitti dolosi), 3 anni. La richiesta di tre mesi di arresto, su cui la procura invita il tribunale a decidere, è invece relativa alle contravvenzioni di omesse e false dichiarazioni all'autorità marittima. Richieste, tra le pene accessorie, anche l'interdizione perpetua dai pubblici uffici e quella dalla professione per 5 anni e 6 mesi. Il pubblico ministero ha anche disposto l'arresto visto il pericolo di fuga in Svizzera dove Schettino ha una casa.

Le definizioni che si trovano in dottrina giuridica di "abile idiota" e "incauto ottimista" di colui che "si sente bravo e invece provoca una situazione di pericolo e un danno", "convivono benissimo in Schettino, quasi fosse bicefalo, tanto che per lui possiamo coniare il profilo dell'incauto idiota." Questo il ritratto che emerge di Schettino nel terzo giorno di requisitoria al processo sul naufragio. Quindici ore in tutto in cui i tre sostituti procuratori Maria Navarro, Alessandro Leopizzi e Stefano Pizza hanno ricostruito le varie fasi del naufragio, sintetizzando le responsabilità dell’ex comandante.

Il sostituto esclude l'errore del timoniere " irrilevante" secondo l'analisi dei periti e si concentra sul comportamento dell'imputato sulla mancata emergenza e sul l'abbandono della nave "condotte criminose." La colpa di Schettino è stata "smisurata", ha raccontato che "non sapeva dove stava andando" Nelle fasi finali del processo, iniziate la scorsa settimana, la requisitoria del pm Leopizzi durata circa 11 ore. Prima ancora i documenti di Costa con la compagnia che ha mostrato i risarcimenti per i naufraghi, pari a circa 84 milioni di euro.

"Il dovere di abbandonare per ultimo la nave da parte del comandante non è solo un obbligo dettato dall'antica arte marinaresca, ma è un dovere giuridico che ha la sua fondatezza nel ridurre al minimo i danni alle persone", anche rilevando questo aspetto il pm Stefano Pizza ha proseguito la requisitoria al processo sul naufragio della Concordia ravvisando decine di profili di colpa a carico dell'imputato Francesco Schettino. Tra questi: non aver verificato che la rotta fosse sicura, non aver cercato informazioni sulla rotta né dai suoi ufficiali né dal radar, aver condotto la nave a 16 nodi tenendo la prua perpendicolare all'isola, aver dato ordini ad elevatissima frequenza al timoniere, "non aver seguito le buone regole dell'arte marinara per evitare il basso fondale", "mancato rilevamento del punto nave a intervalli regolari".

È stata letta anche la testimonianza di Stefano Iannelli, ufficiale della Concordia che era nella lancia con Schettino, data il 15 gennaio 2012 agli investigatori: "Non si è prodigato in mare, è rimasto sugli scogli a guardare la nave andare a picco."

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