Cronache

Profughi, i prefetti si ribellano: "Non vogliamo essere capri espiatori"

Dopo l'annuncio della rimozione del prefetto di Treviso scoppia la bomba in mano ad Alfano. Il sindacato: "Stanchi di essere in mezzo allo scontro politico"

Profughi, i prefetti si ribellano: "Non vogliamo essere capri espiatori"

Angelino Alfano non ci ha pensato su troppo: dopo le polemiche sul prefetto di Treviso che ha ceduto alle proteste dei residenti e ha trasferito i profughi, ha deciso di rimuoverlo dal suo posto e sostituirlo con un funzionario più in linea coi suoi dettami.

Ma il ministro dell'Interno non si è accorto che così facendo stava accendendo la miccia della bomba che sta per scoppiargli in mano. Già, perché la mossa non è piaciuta agli altri prefetti che, tramite il sindacato più rappresentativo, si ribellano alla situazione. "Circondati da enorme ostilità, bersaglio di frasi indegne da parte di esponenti istituzionali e noti politici, siamo stanchi di fare la parte dei capri espiatori", dice Claudio Palomba, presidente Sinpref e prefetto di Lecce. "Ci tuteleremo in ogni sede", dicono, "Se il sistema della sicurezza ha retto in questa fase di emergenza immigrazione, lo si deve soltanto al lavoro dei prefetti e se il tema dell’immigrazione diventa uno scontro politico, la battaglia deve rimanere nell’ambito politico. Invece alla fine a rimetterci siamo noi".

I rappresentanti della sicurezza e del ministero degli Interni sul territorio, quindi, chiedono un incontro ad Alfano: "Gli illustreremo una realtà che vede i prefetti circondati da enorme ostilità, alle prese con un’emergenza difficilissima da affrontare. Ogni giorno le 103 prefetture sul territorio lavorano senza sosta per assicurare assistenza logistica e sanitaria ai migranti che arrivano e che ci vengono assegnati, a volte con preavvisi strettissimi. Bisogna identificarli, visitarli, curarli, trovare loro una sistemazione, il governo deve riflettere su questi aspetti. Non vogliamo diventare i capri espiatori della politica. Siamo abituati a gestire le situazioni emergenziali, ma il nostro lavoro deve essere riconosciuto.

E non devono scaricarsi sui prefetti le tensioni derivanti da questa situazione".

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