Cronache

Questo Papa dà un futuro agli scettici

Bergoglio abbatte gli steccati ideologici e tocca il cuore dell'uomo. E la sua non è solo una zuppa mistica

Questo Papa dà un futuro agli scettici

Questa volta ha messo d'accordo tutti: bergogliani e antibergogliani. Il partito anti Francesco si è squagliato sulle strade di Milano, riempite di allegria e commozione, e sul pratone di Monza, affollato all'inverosimile. Anche i detrattori più accaniti, quelli che lo dipingono con toni grotteschi e inquietanti, si sono presi un giorno sabbatico. Ricaricheranno i loro fucili e i loro cannoni nelle prossime settimane, ma oggi devono ammettere che il successo del viaggio in terra ambrosiana, atteso e rinviato nel passato fra polemiche e veleni sotterranei, è stato assoluto. Forse tanto entusiasmo si era visto solo all'inizio, quattro anni fa. Il giorno in cui il Papa venuto dalla fine del mondo si presentò con quel semplice «Buonasera». Fu standing ovation, come oggi.

Le critiche, gli attacchi, i dubbi ritorneranno. Il carisma conquista ma non cancella come un raggio magico la freddezza di una parte dell'episcopato, lo sconcerto dei laici che talvolta non tengono il passo, lo scetticismo dei professionisti del cavillo. Destra e sinistra, conservatori e progressisti, liberal e ortodossi: mille parole per mille conflitti. Sui gay e sulle coppie conviventi, sui migranti e sul capitalismo, sulla teologia delle porte aperte e sui muri che stanno diventando il vero simbolo di questa nostra epoca. E però c'è qualcosa che viene un attimo prima: il messaggio di Francesco scombina le ideologie, spariglia i calcoli, confonde le consuete ripartizioni, frantuma le profezie degli intellettuali. Qualcosa tocca il cuore degli uomini che buttano via, per un momento almeno, il mantello dello scetticismo in cui erano avvolti. Attenzione: non è una zuppa mistica quella che Bergoglio propone e nemmeno una pozione vagamente consolatoria, per riequilibrare la bilancia della nostra infelicità. No, per tutto il giorno Francesco ha evocato e invocato Cristo e la Madonna e ha presentato Lei, in via Salomone, con immagini semplici ma decisive: «Maria è una mamma che ci viene incontro non per fare proselitismo, ma per farci compagnia». È una storia cominciata duemila anni fa che prosegue fra alti e bassi, fra scandali e contraddizioni, fra innovazione e restaurazione. Il Papa ha portato questa storia, l'avvenimento cristiano, ai milanesi e loro, anche quelli che borbottavano a mezza voce contro di lui, l'hanno afferrato.

Sicuramente in ufficio o al bar torneranno ad accapigliarsi sulle aperture e gli strappi di Francesco e ripartirà la tessitura di geremiadi e invettive dai colori lividi e apocalittici. Ma questo è successo, non una favoletta buonista, fra il Duomo, San Vittore e Monza. E fa riflettere che siano state le antenne smaliziate dei milanesi a captare come non mai prima la forza di quel messaggio. Milano è la città più trendy ed europea d'Italia, è quella più avanzata, il motore economico del Paese. Secondo la vulgata più facile dovrebbe essere la capitale dell'indifferenza. Ma anche Milano, come Bergoglio, non finisce di stupire e di andare controcorrente.

Senza retorica, ma qui il Settecento, il secolo dei Lumi, si chiude con la posa della Madonnina sulla guglia più alta; l'Ottocento porta in regalo la lezione di Alessandro Manzoni e la capacità del cattolicesimo di trasformarsi in opera sociale, in scommessa oltre il recinto in penombra della sagrestia; il Novecento partorisce l'Università Cattolica e fra i suoi chiostri lo sforzo per coniugare fede e ragione. Ora l'ultima sorpresa: questo sabato da incorniciare come una pagina di speranza per tutti noi.

Stefano Zurlo

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