Cronache

La rabbia dei coltivatori siciliani: "Affamati dai pomodori marocchini"

Non solo l'olio tunisino: anche la verdura nordafricana insidia i nostri agricoltori. E il settore rischia la crisi

La rabbia dei coltivatori siciliani: "Affamati dai pomodori marocchini"

Quell'Africa, ad un tiro di schioppo dalle terre sicule, inizia a rappresentare una reale minaccia per l'economia del territorio. O almeno, è questa la percezione che si ha dalle testimonianze dei coltivatori, riportate sulle pagine della Stampa.

"I nostri signori politici hanno aperto al Marocco dove i prodotti vengono trattati con il ddt e hanno costi che sono la metà. E noi paghiamo il soggiorno agli immigrati. Finirà che i barconi li prenderemo noi per andare a lavorare in Africa", spiega Fabio Cilia, 30 anni, mentre scarica le cassette di pomodoro. "Mi alzo tutte le mattine alle 4, con la pioggia e con il sole - racconta Fabio Cilia -e non riesco a vendere il mio piccadilly a più di 60 centesimi al chilo: non ci copro le spese".

Quello che un tempo era considerato l'oro rosso, il pomodoro ciliegino e il piccadilly, sugli scaffali della grande distribuzione continentale viene venduto a 3-4, fino a 6 euro al chilo; i produttori lo svendono a 30 e a 70 centesimi, in base alla qualità. Le famose arance rosse sono vendute a 10-20 centesimi al chilo per l’industria della spremitura oppure lasciate cadere per terra a marcire. "E si riesce a venderle a questo prezzo - spiega Raffaele Aliotta - perché abbiamo i neri del Cara di Mineo che prendono 15 euro al giorno. Un italiano ce ne costa 70. I braccianti sono alla fame e a Roma parlano di utero in affitto".

La rabbia e la sensazione di abbandono da parte delle istituzioni spingono questi commercianti nelle rassicuranti braccia di quei partiti che, almeno a parole, sembrano ancora essere interessati a loro. E a contendersi quell'elettorato sono in due: da un lato il M5S che cresce a vista d'occhio, dall'altro la Lega che si presenta nelle nuove vesti di "Noi con Salvini", cercando di cancellare quel passato "anti-meridionalista".

Al comune di Ragusa, da sempre governato dalla sinistra, oggi il sindaco è il quarantenne grillino Federico Piccitto. I pentastellati, che alle europee nell’isola avevano fatto il 27%, tentano di allargarsi a macchia d’olio alle amministrative di primavera. A mandare all’opposizione il Pd ci provano pure a Vittoria (70 mila abitanti), candidando un avvocato, Carmelo Giordanella, un esperto di diritto amministrativo.

Il leader del carroccio, invece, cerca di farsi strada in provincia di Catania, dove è andato per inaugurare la sede di Noi con Salvini. A dargli manforte il leader locale, Rocco Zapparatta, un giovane imprenditore del marmo, consigliere uscente e forse candidato sindaco. "Matteo è la nostra ultima speranza. Non ci interessa se prima la Lega ci sputava in testa e ci chiamava terroni e africani. Per noi conta il programma, la flat tax al 15%, la chiusura dei confini come stanno facendo l’Austria e l’Ungheria".

A Vittoria, in quello che era uno dei più grandi mercati ortofrutticoli d’Italia, dieci dei 74 box sono stati chiusi dal tribunale fallimentare. "Ha visto quanti tunisini e musulmani ci sono in giro?", ci chiede Giorgio Puccia, presidente dei concessionari del mercato . "Un giorno potremmo trovarceli armati e noi italiani non potremo uscire di casa". Frontiere chiuse, migranti che affogano in mare, fuga dalle guerre? "Che ce ne frega: la guerra ce l’abbiamo a casa nostra", risponde Giuseppe Zarba, proprietario di un magazzino di fronte al mercato. "Ora, il 14 marzo, aspettiamo di vedere cosa combina il nostro ministro Martina alla commissione Agricoltura in Europa. Vogliamo che vengano applicate le norme di salvaguardia, che blocchino le importazioni dal Marocco. Non vogliamo pagare le cartelle esattoriali perché qui c’è una situazione simile alla calamità naturale". Giuseppe fa una pausa. "A noi le chiacchiere sulla Tunisia da aiutare perché ci sono i terroristi non ci interessano.

I terroristi diventeranno i siciliani per l’esasperazione".

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