Cronache

Raffaella, da 18 anni perseguitata da uno stalker: "Nessuno mi aiuta"

Un'anestesista romana da 18 anni è perseguitata da uno stalker con gravi disturbi psichici che però è "intoccabile" per la giustizia italiana

Raffaella, da 18 anni perseguitata da uno stalker: "Nessuno mi aiuta"

Raffaella Cacciotti è un'anestesista di Roma che da 18 anni viene perseguitata dallo stesso stalker, senza che nessuno faccia nienete per aiutarla.

L'incubo ha inizio nell'ottobre 1999. "Ero di guardia come specializzanda in anestesia e rianimazione all’Umberto I, in camera iperbarica. È lì che l’ho incontrato. Sembrava un semplice paziente, non l’avevo mai visto prima, gli ho solo compilato la cartella clinica, questione di pochi minuti, dieci al massimo. Lui, però, consultando la bacheca del reparto, ha scoperto il mio nome e il mio numero di telefono. Da quel momento ha iniziato a cercarmi".

Alle prime telefonate Raffaella risponde con cortesia: "Guardi non deve chiamare me per informazioni sui suoi trattamenti. Deve rivolgersi direttamente al personale della camera iperbarica. Il mio numero del cellulare serve solo per le urgenze”. Poi però le chiamate si fanno sempre più insistenti, sempre più moleste. Arriva apresentarsi di persona al Policlino, dove sa che la può trovare. L'anestesista si spaventa e racconta tutto ai colleghi che l'avvertono quando l'uomo arriva a cercarla e lei corre a nascondersi nei sotterranei.

Alla fine lo stalker riesce a scoprire dove la donne vive e inizia a mandarle a casa lettere deliranti, in cui scrive di “aver suonato in suo onore il pianoforte a casa di Berlusconi”, "sei la mia sposa, il mio angelo" "sei mia", "sei la Madonna, ti vedo la notte nei cimiteri", e pacchi contenenti bamboline con gli spilli, biancheria intima usata, vestiti probabilmente della madre, assegni.

Lo Stalker

L'uomo, A.S., è un farmacista omeopatico di Grottaferrata che, si scoprirà in seguito, è da pesanti disturbi psichici. All'epoca Raffella non lo sapeva: "Era logorroica, pesante, nervosa. Una di quelle persone con cui non hai il piacere di chiacchierare. Ma mai non potevo immaginare il seguito”.

La fuga

Nella primavera del 2000 pacchi, lettere e telefonate erano all'ordine del giorno. Per motivi lavorativi, Raffaella parte per Barcellona per specializarsi e pensa di essersi lasciata l'incubo alle spalle. Invece, in qualche modo, l'uomo riesce a trovarla anche lì e si presenta all'ospedale della città spagnola. “Appena mi ha visto saltava di gioia come un ragazzino ”, racconta l'anestesista.

Tornata a Roma, le cose peggiorano. Una sera, intorno alle due di notte, mentre si recava al Policlinico per consegnare la tesi al relatore, se lo ritrova davanti. “Ho affittato uno yacht per noi. Per le Maldive”, le dice. Terrorizzata, Raffaella fugge, entra in macchina e scappa. Esausta, esasperata e spaventata, decide di cambiare casa.

Riesce anche a contattare i genitori di lui, che si scusano, ma le dicono che non riescono a controllare il figlio. A quel punto la donna lo denuncia per molestie, perché all'epoca non esisteva ancora il reato di stalking.

Intanto, si trasferice a Bologna per un anno e le molestie cessano. Poi, però, quando torna nel reparto di rianimazione del San Giovanni d Roma, il suo stalker torna all'attacco. A quel punto viene arrestato e finisce nel carcere di Secondigliano, ma esce praticamente subito. E ricomincia a molestarla.

Le condanne

Finalmente, nel 2010, dopo tante denunce arriva la prima condanna: un anno di reclusione. Poco dopo, però, la condanna viene annullata per un vizio di forma. Lo stalker finisce agli arresti domiciliari, poi sostituiti con il divieto di comunicazione e di incontro. Ma lui continua a eludere impunito tutte le misure cautelari.

Cambiare numero, casa, denunciare non serve a nulla. Lui la trova sempre. Per scoraggiarlo, all'inizio, la donna gli aveva anche detto di essere fidanzata, ma non aveva sortito alcun effetto. Quando poi è venuto a sapere che era incinta della prima figlia, le ha scritto: "I figli sono di chi li cresce, non di chi li fa". E la situazione peggiora ulteriormente. Lo stalker diventa più minaccioso, più inquietante.

"Ricomincia a inseguirmi, a presentarsi in ospedale, a minacciarmi. Arriva a dire che per uscire con me offre 20 mila euro, ma che se rifiuto le persone che amo si faranno male - racconta Raffaella - Il tutto intercalato con volgarità, messaggi sconci, pesantissimi". L'anestesista ormai è allo stremo: anni di molestie cominciano a farsi sentire e la donna inizia a soffrire di crisi di panico, attacchi d’ansia, tachicardia.

Nel 2012 arriva un’altra condanna: 4 mesi di reclusione e 12 mila euro di multa. Ma nel frattempo il farmacista viene dichiarato incapace di intendere e volere e affidato a un tutore. Non è più punibile per legge: non va in carcere, non paga a multa. In compenso continua a perseguitare Raffaella indisturbato. "Quelli come lui sono malati, ma devono essere messi in condizioni di non fare del male agli altri - spiega la dottoressa al Corriere della Sera - Invece nessuno può fermarlo. A meno che non mi uccida".

L'appello di Raffaela

L'anestesista continua a presentare denunce e a chiede aiuto ai magistrati e alle forze dell'ordine che però tergiversano. "Anche adesso mi dicono che gli hanno tolto la macchina, ma si sposta coi mezzi ed è sempre in Prati, dove lascia pacchi per me in vari negozi di via Cola di Rienzo - spiega Raffaella - Anche le commesse, che ormai conosco, sono spaventate. Ma non c’è niente da fare. Magistrati e forze dell’ordine continuano a ripetermi che non è pericoloso. Ma che ne sanno davvero? Io non voglio diventare una sagoma disegnata col gesso sull’asfalto".

"Ora mi hanno promesso che gli toglieranno il telefono, ma a che serve? Anche perché finché era viva la madre lo controllava almeno un po’, gli faceva prendere i farmaci. Ormai, nonostante questo tutore, è un uomo allo sbando su cui nessuno interviene - aggiunge disperata - Per fortuna non ha ancora scoperto il mio nuovo indirizzo. Io però non ce la faccio più. Mi arrivano 30-40 chiamate al giorno, chiama persino nel blocco operatorio, una cosa gravissima, perché disturba i colleghi".

La donna e i suoi legali chiedono che venga applicata almeno una nuova misura restrittiva nei suoi confronti e che venga fatta un’ulteriore perizia sul farmacista. Se non può andare in carcere, esiste comunque l'opzione dei Rems, le residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza, strutture riabilitative per malati psichici.

"Ho paura, mi sento abbandonata dallo Stato e dalle istituzioni, anche se continuo ad avere fiducia nella giustizia - conclude Raffaella - Ma ho deciso di parlare, una volta per tutte.

Anche per aiutare altre vittime a uscire dal silenzio".

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