Cronache

Rasata perché rifiutava il velo, tribunale dei minori: "Resti in comunità protetta"

Il tribunale dei minori ha stabilito che la 14enne rasata per punizione perché non voleva portare il velo resterà in comunità protetta, i genitori si erano difesi dicendo che aveva i pidocchi, ma non convincono i giudici

Rasata perché rifiutava il velo, tribunale dei minori: "Resti in comunità protetta"

È tornata a scuola la ragazzina originaria del Bangladesh che a fine marzo era arrivata a scuola in lacrime e con la testa rasata: "Lo ha fatto mia madre perché vuole che indossi il velo e io invece non voglio portarlo", si era confidata la studentessa.

La preside della scuola media aveva presentato denuncia ai carabinieri e la 14enne era stata immediatamente allontanata dalla famiglia e affidata a una comunità protetta. I genitori, denunciati per maltrattamento di minori, avevano fatto richiesta di riavere la figlia.

Durante l'istruttoria davanti al tribunale per i minorenni di Bologna, la coppia è stata sentita dal giudice, ma i loro racconti si sarebbero contraddetti, mentre la versione fornita dalla ragazzina è stat ritenuta credibile. La giovane studentessa rimarrà dunque affidata alla comunità protetta, lontana dai genitori che, nel frattempo, avevano avuto alcuni incontri con la figlia alla presenza degli assistenti sociali e dei mediatori culturali.

Il provvedimento resterà in vigore fino a quando i genitori non avrenno dimostrato di aver compreso la necessità di rispettare le scelte e i diritti della figlia e non di poterle imporre le loro credenze e tradizioni. Nel frattempo la situazione verrà monitorata dai magistrati minorili e dai servizi sociali.

La vicenda

La denuncia era partita dalla scuola media di Bologna frequentata dalla 14enne dopo che l'alunna aveva raccontato che la rasatura era una "punizione" perché si rifiutava di portare il velo. La scuola, scrive la Repubblica, aveva già raccolto altri episodi che testimoniavano il disagio vissuto dalla ragazzina divisa tra due mondi e culture.

Alla denuncia era seguito l'atto urgente di protezione del pubblico ministero Silvia Marzocchi, confermato dal tribunale per i minori presieduto da Giuseppe Spadaro, che aveva immediatamente allontanato la minore dalla casa in cui viveva con i genitori e le due sorelle più grandi e l'aveva affidata a una comunità protetta.

La versione dei genitori

La coppia originaria del Bangladesh, ma che viveva da diversi anni in Italia, si era giustificata dicendo che la rasatura non era affatto una "punizione", ma che era stata eseguita con l'accordo della figlia perché aveva i pidocchi. Inoltre, i genitori sostenevano di non aver mai imposto il velo a nessuna delle loro figlie.

"Le dicevo: metti il velo. Ma non la costringevo. Aveva pure i pidocchi allora le ho detto: dai che ti rasiamo. Nel nostro Paese si fa, i capelli si rinforzano. È venuta in bagno, abbiamo anche scherzato con l'acqua, non si è opposta, non ha detto niente.

Come potevo costringerla?", era stata la difesa la madre dopo l'allontanamento della figlia da casa.

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