Cronache

Reggio Emilia, detenuto inneggia a Isis e dà fuoco alla sua cella

L'intervento degli agenti di polizia penitenziaria ha evitato il peggio in carcere

Reggio Emilia, detenuto inneggia a Isis e dà fuoco alla sua cella

Sarebbe potuto finire in tragedia, ma fortunatamente si è evitato il peggio. Solo tanta paura tra i carcerati e la polizia penitenziaria. Ieri sera, nella casa circondariale di Reggio Emilia un detenuto di origine magrebina ha dato fuoco alla cella, provocando un vasto incendio che solo grazie al pronto intervento degli agenti non è degenerato in fatti più gravi. Lo riferiscono in una nota Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del Sappe, il sindacato autonomo di polizia penitenziaria, e Francesco Campobasso, segretario nazionale del sindacato. L'uomo, prima di provocare l'incendio, aveva litigato con un altro detenuto. "Successivamente alla lite - raccontano i due sindacalisti - ha appiccato il fuoco e inneggiato all'Isis, utilizzando frasi tipiche di radicalizzazione violenta; poi, brandendo una lametta ha cercato di ritardare l'intervento degli agenti che sono riusciti ad intervenire per evitare il peggio".

Dopo aver messo in salvo il detenuto, il personale di polizia ha domato l'incendio e messo in sicurezza anche gli altri carcerati. Intanto il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, in un post sul blog del Movimento Cinque Stelle dichiara che per impedire l'escalation dei suicidi in carcere occorre potenziare il piano nazionale per la prevenzione delle condotte suicidiarie. Nelle prime ventiquattro settimane dell'anno, infatti, sono stati registrati ventitre suicidi, quasi uno alla settimana. Ma quello che desta preoccupazione è che i detenuti di fede musulmana in Italia sono 7mila 646. Di questi 13, e tra loro c'è una donna, si sono convertiti in cella. Il primato è nelle carceri toscane.
Questo dato crea allarme. Sempre più sono, infatti, i detenuti italiani che condividono pochi metri quadrati di cella con carcerati di fede musulmana e questo potrebbe creare dei focolai pericolosi una volta che queste persone sconteranno la loro condanna. Non è un dato certo, ma un timore.

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