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Renzi va a casa

Stravince il No col 60%. Tutto il Paese si ribella al governo. Renzi si dimette: "Ho perso, la poltrona che salta è la mia"

Renzi va a casa

Ha vinto il «No», ha perso Matteo Renzi che oggi salirà al Colle per rassegnare le dimissioni. Finisce così, anzitempo e ingloriosamente la parabola politica di uno spaccone entrato a Palazzo Chigi senza passare dalle urne. Oggi il renzismo è morto a prescindere dal destino di Matteo Renzi che, anche se resterà in politica o tornerà al potere, non potrà più guardare tutto e tutti dall'alto al basso pensando di essere il padreterno al cospetto di imbecilli. Gli italiani, andando alle urne come non accadeva da tempo, hanno detto «No» alla sua riforma farlocca ma ancora prima «No» al suo modo di governare comperando parlamentari ed elettori, di illudere i cittadini con promesse mai realizzate, di far quadrare i conti firmando cambiali.

Ieri c'è stato un rigurgito di democrazia dopo il tentativo di soffocamento del dottor morte, che non è il primario di Saronno ma l'ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, uno che l'eutanasia di massa l'ha praticata. C'è stato, il sussulto, perché votare non è «una grande minchiata» come titolava ieri un ex grande giornale degli uomini liberi, c'è stato perché non è vero come sosteneva lo stesso foglio che «comunque vada non andrà bene». Gli uomini liberi da patti scellerati e da interessi personali votano, eccome se votano, e scelgono sempre da che parte stare, a testa alta e schiena diritta, perché quello che si ritiene essere il bene e il male non possono mai stare nella stessa casella.

Oggi finisce una delle stagioni più inquietanti della Repubblica, fatta di intrighi, di tradimenti, di violazioni costanti delle regole e del buon senso. E finisce anche perché un signore di ottant'anni, prima vittima di quei veleni, non si è arreso e ancora una volta ci ha messo la faccia. Silvio Berlusconi ha vinto la sua ennesima tornata elettorale rassicurando i non pochi impauriti elettori di centrodestra che una alternativa alla dittatura renziana esiste e può essere ancora messa in campo con probabilità di successo. È quello che accadrà da oggi, quando Mattarella inizierà a dipanare la matassa che dovrà portare prima a una nuova legge elettorale, poi alle elezioni politiche anticipate.

Ma andiamo con ordine. Abbiamo scampato una pessima riforma costituzionale, una finta abolizione del Senato, un falso ridimensionamento della casta. E fino a qui ci siamo. Adesso bisogna costruire il futuro, nel quale Renzi potrà essere al massimo uno degli attori, non il dominus assoluto come il ragazzo aveva immaginato. Mi chiedo se in questo futuro potranno avere un ruolo tutti quelli che si sono messi in questa settimana supini al premier, primo fra tutti Vincenzo Boccia, il presidente che ha trascinato Confindustria in una lotta politica dalla quale avrebbe dovuto restare fuori. Mi chiedo con quale faccia Alfano e Verdini potranno continuare il suicida sostegno parlamentare alla sinistra se non chiedendo di essere annessi armi e bagagli nel Pd. Mi chiedo tante altre cose, ma oggi è il giorno di godersi la vittoria della gente sui poteri illegittimi. Da domani cercheremo di trovare le risposte.

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