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Renzi ed Etruria: l'arbitro è cieco ma il fallo c'è

I conflitti di interesse nella vicenda sono più d'uno e tutti fanno capo al Pd. A prescindere dalle colpe di Bankitalia

Renzi ed Etruria: l'arbitro è cieco ma il fallo c'è

In più di una banca i dirigenti hanno commesso falli, alcuni da espulsione, nei confronti di azionisti e risparmiatori. Alcuni di loro a lungo l'hanno fatta franca perché gli arbitri, Bankitalia e Consob, non hanno visto o comunque non hanno estratto il cartellino. Le verità che la commissione parlamentare d'inchiesta sulle banche presieduta da Casini dovrà accertare sono dunque due, diverse e distinte: le colpe dei giocatori e quelle degli arbitri. E non è che le seconde, se accertate, possono cancellare le prime.

Ha quindi poco, Matteo Renzi, da esultare («visto, il problema non è il Pd»), se il procuratore di Arezzo, Roberto Rossi, dichiara che sul caso Etruria ci sono stati a suo avviso gravi lacune nei controlli di Bankitalia. Perché il Pd ha gravi responsabilità in almeno due dei dissesti bancari: quello del Montepaschi e quello di Banca Etruria. E in quest'ultima, il padre di Maria Elena Boschi è accertato - ha commesso ben più di un fallo, si vedrà poi se involontario o intenzionale.

Se Renzi esulta per una presunta incapacità dell'arbitro (Bankitalia), non può pensare che i giocatori graziati sul campo (quindi anche babbo Boschi e soci) la facciano franca o addirittura passino per vittime nel dopo partita. In queste storie le uniche vittime sono i risparmiatori traditi, che meriterebbero più rispetto e di essere messi al riparo anche dal solo sospetto che dopo l'inganno arrivi pure la beffa. Che in questo caso potrebbe essere la versione «assolutoria» per i dirigenti di Etruria di un procuratore, Roberto Rossi, che prima di indagare sulla banca in questione era stato uno stretto collaboratore del duo Renzi-Boschi a Palazzo Chigi.

I magistrati che entrano ed escono dalla politica sono una delle piaghe della nostra giustizia, perché un giudice non solo deve essere imparziale ma deve anche apparire tale. Come è evidente, i conflitti di interesse in questa vicenda sono più d'uno e tutti fanno capo al Pd, indipendentemente dalle eventuali colpe degli arbitri di Bankitalia. Dire l'inverso è solo propaganda elettorale, fretta di chiudere un caso dagli esiti imprevedibili. Esiti, per stare in metafora calcistica, in mano alla Var (la moviola in campo) manovrata da Casini. Che al momento però proietta solo immagini sfuocate e da angolazioni che non chiariscono con certezza ciò che è accaduto.

Chissà se riavvolgendo il nastro si troverà l'inquadratura che ci dice la verità. Ma soprattutto: davvero la si sta cercando?

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