Cronache

Ricco, serio e lavoratore Moratti era come Milano

I due figli dalle nozze con Lina Sotis nel '62. Poi l'unione con Letizia e le luci della ribalta

Ricco, serio e lavoratore Moratti era come Milano

E ra un venerdì di marzo. Il giorno quattro dell'anno millenovecentocinquantacinque. Un barile di petrolio costava 2,85 dollari e il diciottenne, nato a Genova, incominciò la sua avventura nelle raffinerie Rasiom di Augusta, seguendo le parole del padre, il grande Angelo: «Se sei conosciuto e hai successo ti fanno fuori. Questa è la tua sedia, al lavoro». Gian Marco obbedì, suo padre Angelo era come un ulivo secolare, solido, duro, generoso, un uomo superattivo, da operaio in una ditta di maniglie in ottone, aveva capito che la strada da percorrere sarebbe stata quella dei viaggi e del coraggio, trovò impiego come rappresentante di una ditta di idrocarburi, il servizio militare a Civitavecchia gli servì per vendere ai pescatori il petrolio per le lampare, lo stesso fece nel porto di Olbia e in Toscana, poi, con la moglie Erminia Cremonesi, si trasferì a Genova, scalo importante per le navi che trasportavano greggio e prodotti raffinati dal Venezuela e dagli Stati Uniti d'America.

Adriana e Gian Marco furono i primi due eredi di una dinastia numerosa che comprende Maria Rosa detta Bedy, Massimo, Gioia e l'ultimo, figlio adottivo, Natalino, scomparso nel dicembre del duemila e quindici.

La Sicilia, agli inizi degli anni Cinquanta, era definita, dagli arabi, la terra dei fuochi, non come si intende tragicamente oggi per alcune zone avvelenate e velenose della Campania. Il mito del petrolio, dopo la scoperta di un giacimento a Ragusa, aveva attirato le grandi compagnie petrolifere, Gulf Oil, Agip, Montecatini, Snia Viscosa, Edison, si erano fatte assegnare terreni in ogni dove, Rasiom era l'acronimo di Raffinerie Siciliane Olii Minerali, società costituita dal padre Angelo con Falck a Palermo. Gian Marco Moratti prese la laurea in legge a Catania ma evitò di occuparsi di codici, scegliendo la strada più redditizia dell'oro nero.

Angelo temette che il figlio partisse per le Americhe, alla voce Texas, il ragazzo era dotato, ricco e bello nelle sue estati vacanziere in Versilia, scorrazzando sulla Vespa, seguito o inseguito dalle teenager minigonnate. La valigia era pronta quando si appalesò Lina Sotis e, a seguire, il matrimonio nel '62, proprio quando Gian Marco aveva progettato il viaggio oltreoceano. La coppia ha avuto due figli, altri due sono arrivati dalle seconde nozze con Letizia Arnaboldi Brichetto, la donna che ha cambiato decisamente il senso della vita di Gian Marco, senza mutarne le abitudini, continuando, cioè, a essere conosciuto ma in silenzio, quasi in disparte rispetto al fratello Massimo, uomo di passioni forti e di genuino e tormentato amore per l'Inter. Una cartolina è la didascalia: Letizia e Gian Marco assieme, per mano, camminando nel centro di Milano, conosciuti, riconosciuti ma rispettati con discrezione, lei, presidente, sindaco, amministratrice, carica di idee e di parole, lui in timido silenzio ad ascoltare i progetti, i pensieri, le preoccupazioni.

Gian Marco ha saputo e voluto seguire la lezione del padre, al quale ha voluto dedicare l'ultimo vino nato nelle vigne del castello di Cigognola, un nebbiolo del 2012 che sull'etichetta porta la dicitura «Per papà», che non è semplice testimonianza di affetto ma è il segno della tradizione, del rispetto della storia del patriarca di questa famiglia, l'ultima delle grandi che hanno segnato Milano. Amava la musica classica, su tutti un brano composto da suo nipote Fabrice, figlio di Adriana, la Sonata per flauto e violoncello En un clic d'oeil, un battito di ciglia se l'è portato via.

Con Gian Marco Moratti se ne va un pezzo grande del tempo meneghino, dei cappotti di cammello, della nebbia, dello sferragliare dei tram, delle passeggiate in Montenapoleone, sotto i portici di Vittorio Emanuele e in Galleria, non certo la Milano da bere e bevuta ma quella operosa e cardine dell'economia, forse bauscia ma non esibizionistica ma illustrata, come accadeva nel tempo, dai fatti, dall'impresa, dal lavoro. Sono stati questi, dalla Saras all'impegno nel sociale, con la comunità di San Patrignano e altre opere, le note che hanno accompagnato Gian Marco Moratti, la cui esistenza si è conclusa così come è stata vissuta.

Silenziosamente.

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