I bambini di Bibbiano

Il Riesame boccia Foti: "Non risulta dotato delle competenze professionali"

È quanto emerge dall’ordinanza del tribunale di Bologna che ha disposto, nei confronti di Foti, l’obbligo di dimora a Pinerolo

Il Riesame boccia Foti: "Non risulta dotato delle competenze professionali"

Il Riesame “boccia” Claudio Foti. Secondo il giudice, lo psicologo “non risulta dotato delle competenze professionali e scientifiche per esercitare l’attività di psicoterapeuta”.

È quanto emerge dall’ordinanza del tribunale di Bologna che ha disposto, nei confronti di Foti, l’obbligo di dimora a Pinerolo. Secondo il tribunale, il metodo utilizzato dal padre della onlus torinese, finita sotto accusa nell’inchiesta “Angeli e Demoni” sugli affidi dei minori, “appare di per sé connotato da elementi di forte pressione e forzatura, nonché ingerenza nella vita privata dei minori, in violazione della ‘Carta di Noto’”. Pertanto, il Riesame - come riportato da Il Resto del Carlino - definisce il “metodo Foti”, tanto decantato dai vertici della Val D’enza, “una tecnica invasiva e suggestiva posta in essere nella psicoterapia dei minori”.

Eppure, Claudio Foti era considerato un luminare della materia, nonostante, come suggeriva il curriculum vitae del professore che ilGiornale.it aveva consultato, non disponesse neppure di una laurea in psicologia. A confermalo è quanto emerso dall’interrogatorio di garanzia, dove Foti, “a fronte di domande incalzanti del pm sui titoli in base a cui esercita l’attività”, aveva ammesso di essere dottore in Lettere e di poter esercitare la sua attuale professione grazie ad “un riconoscimento ex articolo 85 per l’esercizio della psicoterapia”, aggiungendo di aver seguito anche svariati corsi specialistici e aver conseguito molti titoli, in ottemperanza delle leggi vigenti. “Il caso sembra rientrare nella regolamentazione della legge 56 del 1989, che ha regolarizzato le situazioni incerte fino a quell’epoca”, osservava il giudice. Ma ciò non è bastato a convicere il Riesame sulle competenze dell’indagato, che sottolinea la "trattazione di questioni delicatissime su eventuali abusi sessuali e maltrattamenti subiti, da parte di una persona che, tra l’altro - evidenzia - non risulta in modo certo dotata delle competenze professionali e scientifiche per esercitare l’attività di psicoterapeuta".

Due, le ipotesi di reato formulate a carico di Claudio Foti, ricorso al Riesame per chiedere la revoca dei domiciliari. Il terapeuta è finito nel registro degli indagati, per i fatti di Bibbiamo, con l’accusa di abuso d’ufficio, in concorso con Federica Anghinolfi, Francesco Monopoli, Andrea Carletti, Nadia Campani, Barbara Canei, Nadia Bolognini e Sarah Testa. Secondo la Procura di Reggio Emilia, lo psicologo avrebbe tenuto sedute di psicoterapia all’interno del centro La Cura, a titolo oneroso, senza però essersi aggiudicato il ruolo partecipando all’obbligatoria gara pubblica.

Ipotesi di reato per la quale il giudice individua i pericoli e di reiterazione del reato e di inquinamento delle prove. Motivo per cui decide di sostituire i domiciliari, con l’obbligo di dimora. “Perchè - spiega - rappresenta una misura minore, ma assicura tuttavia la medesima finalità, cioè l’impossibilità di svolgere psicoterapia, e soprattutto mantenere e stringere contatti con personalità pubbliche, quali amministratori di enti territoriali, altri professionisti, assistenti sociali con la cui partecipazione potrebbe realizzare reati analoghi”. Considerando che “l’attività professionale, sia sui casi oggetto del presente procedimento sia su altre persone da lui seguite con psicoterapia, veniva svolta in Emilia e in altre città, senza che risulti lo svolgimento di attività dove abita, cioè a Pinerolo”.

L’altra accusa alla quale Claudio Foti era chiamato a rispondere è quella di frode in processo penale e depistaggio, riguardante la vicenda avvenuta tra il 2016 e il 2017, di una ragazza che sarebbe stata plagiata e indotta a ricordare abusi sessuali subiti da parte del padre e di un giovane dante la sua infanzia.

Caso per il quale c’è stato l’annullamento del Riesame, dato che, nel frattempo, la ragazzina avrebbe compiuto 18 anni e il procedimento giudiziario sui presunti abusi sessuali si è chiuso prima.

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