Cronache

Rimini, tra stupri, jihadisti e centri islamici sospetti

Rimini è al centro del dibattito mediatico per via degli stupri. Nella città di Fellini, però, ci sono anche 12 centri islamici e un grosso pericolo jihadista. Indagini su estremisti e flussi di denaro in corso

Rimini, tra stupri, jihadisti e centri islamici sospetti

Gli episodi di violenza sessuale perpetrati a Rimini hanno acceso le luci sulla città della costiera romagnola. E le polemiche che ne sono scaturite hanno riguardato, tra gli altri fenomeni, quello dell'immigrazione. L'imam di Vallefoglia intervistato dal Giorno, ha dichiarato di conoscere i fratelli marocchini che hanno partecipato agli stupri "da quando erano piccoli. Avevano 5-6 anni e qualche volta venivano da me per frequentare il catechismo e la scuola di lingua islamica. Ma non hanno fatto un percorso da bambini normali: il padre ha avuto continui guai con la giustizia per furti e droga...". E proprio la questione dei luoghi di culto destinati ai musulmani sta interessando il dibattito nella riviera. I centri islamici presenti in regione, infatti, secondo quanto si apprende qui, sono 176. Dodici di questi sono proprio a Rimini. L'Emilia Romagna è la seconda regione, dopo la Lombardia, per numero di musulmani presenti. La provincia di Bologna è in testa con 48 centri islamici. Seguono Modena con 27, Reggio Emilia con 22, Ferrara con 20, Ravenna con 17, Rimini e Forlì-Cesena con 12, Parma e Piacenza con 9. Lo studio è dell'Osservatorio sul pluralismo religioso e riguarda il periodo tra il 2015 e il 2016. L'amministrazione comunale, invece, smentirebbe questi dati e parlerebbe di soli 3 centri presenti nel riminese. Ma perché l'opposizione comunale continua ad insistere sulla pericolosità della situazione venutasi a creare? La zona di Borgo Marina, ad esempio, denuncia Matteo Montevecchi di Fdi, è diventato "un vero e proprio ghetto afroasiatico", "un paese che si crea dentro un altro paese, macellerie islamiche, negozi di asiatici", aggiunge Montevecchi che sottolinea la presenza del "centro islamico Al Tawhid, che di fatto è una moschea". L'insegna del posto, del resto, recita la scritta "moschea", sopra quella di "centro islamico".

La Digos e la Guardia di finanza, poi, avrebbero monitorato un gruppo di musulmani di origini balcaniche, gruppo che a Rimini è solito riunirsi nel centro islamico di via Popilia, il cosiddetto "centro delle Celle". E la procura distrettuale di Bologna, nel giugno scorso, avrebbe iscritto nove sospettati nel registro degli indagati per "associazione con finalità di terrorismo". Quattro di questi rischierebbero l'espulsione dall'Italia. Il luogo in questione, inoltre, sarebbe diventato una meta di raduni per i salafiti del centronord. Un consigliere comunale di Rimini, poi, Gioenzo Renzi, denuncia da anni un'altra situazione, quella di di Borgo Marina. Quest'altro centro, adesso, è stato spostato in un edificio più grande. Resta da capire se quello abbandonato continuerà ad essere un centro islamico o no. Le polemiche che hanno interessato la zona sono derivate tanto dalla protesta politica quanto dalle segnalazioni dei residenti, che hanno esteso il campo delle accuse ai disagi procurati dal degrado della prostituzione. Ma Rimini è da tempo al centro di episodi legati al pericolo jihadista: lo scorso 22 agosto, sono stati espulsi due algerini che si sono finti turisti francesi, beccati mentre "ammiravano", per così dire, il Grand Hotel della città felliniana, durante il Meeting. Il sospetto è che avessero legami col terrorismo islamico. Nella stessa città, nel 2105, poi, venne espulso un detenuto egiziano che inneggiò all'Isis dopo le stragi di Parigi. A febbraio del 2017, ancora, un episodio simile, con l'espulsione di un detenuto sovergliato dalle autorità italiane, un marocchino che faceva del proselitismo jihadista in carcere. Ma gli aspetti più preoccupanti della presenza islamica nel riminese riguardano certamente l'indagine promossa dalla procura di Bologna. Secondo quanto si apprende qui, infatti, sarebbero stati individuati dei flussi di denaro finalizzati a finanziare il jihad islamico. Oltre ai nove indagati, infatti, la lente degli investigatori sarebbe finita su "alcuni imprenditori e commercianti marocchini i quali, secondo gli inquirenti, sarebbero legati agli estremisti da alcuni passaggi di denaro e frequenti contatti". Denaro che, una volta trasferito all'estero, sarebbe sparito.

L'imam di Vallefoglie ha sostenuto che i protagonisti degli stupri avvenuti la scorsa settimana "Sono senza Allah, devastati dalla società occidentale come altri ragazzi italiani". A Rimini, in realtà, pare che di luoghi dove cercare Allah ce ne siano parecchi. Alcuni probabilmente pericolosi per l'Italia intera.

La città di Fellini, insomma, è cambiata e sembra annoverabile tra le prime e preoccupanti situazioni riguardanti delle vere e proprie sharia controlled zone del belpaese.

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