Cronache

Riparte l'odissea dei marò La Corte ci restituisca la dignità

Riparte l'odissea dei marò La Corte ci restituisca la dignità

Sette anni e mezzo e siamo solo ai preliminari. La vicenda dei marò sembra sbarcare nell'attualità da un'altra Italia, un mondo che in parte non c'è più; eppure da oggi all'Aia si fa, speriamo, sul serio. Il Tribunale internazionale deciderà a chi spetta la giurisdizione: Italia o India? Era il 15 febbraio 2012 quando nel corso di una missione antipirateria Salvatore Girone e Massimiliano Latorre furono protagonisti di un grave incidente in cui morirono due pescatori indiani. Una storia di equivoci, di muscoli e di mare. Lo stesso mare che oggi domina la scena politica, con il braccio di ferro fra Matteo Salvini e le Ong. Una sfida umanitaria ma anche ideologica e il diritto piegato di qua e di là. La storia di Latorre e Girone ha invece a che fare con l'orgoglio di due Paesi che non vogliono perdere la faccia, fra fiammate di patriottismo e aggrovigliate querelle in punta di cavillo. Prima la sparatoria al largo delle coste del Kerala, in cui muoiono i due poveracci, poi la detenzione vergognosa in un carcere indiano, le proteste di Roma, le passerelle fuori posto dei politici, le vicende personali dei due fucilieri della Marina, il rischio di una condanna a morte che in Italia sarebbe scongiurato. Puntate su puntate, una montagna di rinvii e di passaggi tecnici per una storia che per un certo periodo ha appassionato l'opinione pubblica, trasformando i due nel simbolo dell'onore nazionale. Poi, come spesso capita, l'interminabile saga ha finito con lo stancare l'opinione pubblica, stufa per la mancanza di un finale, fosse pure drammatico, e per i troppi arabeschi di un canovaccio pasticciato. Tanta dietrologia e molta confusione: c'è ancora il sospetto che sia stata un'altra nave e non la Lexie, si cui erano imbarcati i marò, a sparare contro il peschereccio, il St. Antony, poi ritornato con il suo carico di morte sulle spiagge del Kerala. Probabilmente, dietro le quinte, si è combattuta in questi anni una guerra commerciale e diplomatica i cui contorni sono difficili da definire. Fra furbate all'italiana e tentativi di circoscrivere l'incendio con la logica scivolosa del do ut des. Non mancano in questo quadro le giravolte dei politici, che ormai sono in qualche file d'archivio, a cominciare da quelle del governo di Mario Monti. I due soldati, con il morale del Paese sotto i tacchi, furono incredibilmente rispediti indietro in un sussulto di zerbinaggio intercontinentale. Dall'Aia attendiamo finalmente chiarezza e dignità.

Anche se oggi il mare in burrasca è quello di casa nostra.

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