Economia

Risparmiatori sempre nel mirino

Il patto governo-Confindustria penalizza chi lavora e risparmia

Risparmiatori sempre nel mirino

L' alleanza fra Renzi, il capo del governo Pd, e Confindustria pone un quesito: chi paga il conto? Questa alleanza non è un inedito, anche se Renzi ci mette le sue novità. Da quando l'ex Pci ha cambiato nome e si è nutrito di sinistra ex cattocomunista, questa alleanza si è mantenuta, con scambio di favori e posti. La storia si ripete, con una costante che sembrerebbe contro natura: la sinistra, una volta militante per la classe operaia, con Ingrao, Berlinguer, Luciano Lama, ora controllata da Matteo Renzi e i grandi elettori della Confindustria, cioè grandi banche insieme a grosse imprese.

I «padroni del vapore», come li chiamava Ernesto Rossi, negli anni '50, per indicare i capitani del potere economico e finanziario. La Confindustria, di certo, non dà l'appoggio a Renzi, gratis et amore dei. C'è quello scambio di vantaggi fra quelli che Wilfredo Pareto nel suo Trattato di Sociologia chiamava «gli speculatori» - ossia l'élite del potere economico e finanziario - che ha molto denaro e pochi voti e la massa popolare che ha molti voti e vuole più denaro. L'alleanza è a spese del ceto medio che Pareto, allora denominava i rentier a indicare che si trattava dei risparmiatori, composti da borghesi e piccoli borghesi. Il ceto medio è cresciuto e, attualmente, lo si tosa più facilmente, perché ha più gruzzoli su cui mettere le tasse.

L'attualità della diagnosi di Pareto è evidente: Renzi con il contratto di lavoro a tempo indeterminato del Jobs Act ha dato benefici alle grandi e medie imprese, tramite un generoso esonero contributivo, pagato: 1) a carico degli altri lavoratori, con la abrogazione dei benefici contributivi che la legge Biagi dava alle varie categorie di lavoratori semi autonomi e 2) a carico dell'Inps, il cui bilancio - secondo il suo presidente Tito Boeri - nel 2026, tra dieci anni, avrà un passivo di oltre 50 miliardi. Il patto che la Confindustria di Emma Marcegaglia faceva con il governo Pd, a suo tempo, riguardava la «concertazione» fra i sindacati nazionali e viale dell'Astronomia. Un patto di rafforzamento del potere di Confindustria e sindacati che - così - stavano nella stanza dei bottoni. Ora, il patto che Boccia, neopresidente confindustriale, fa con Renzi è molto diverso.

Viale dell'Astronomia appoggerebbe sia la legge elettorale Italicum che dà la maggioranza della Camera a una lista di minoranza che può avere il 20-25% dei voti, sia alla riforma costituzionale che abolisce i tradizionali poteri del Senato di decisione finanziaria e di politica europea e internazionale e lo fa eleggere fra i rappresentanti delle Regioni e dei grandi Comuni, cioè di governi che, in questi anni sono stati protagonisti e gestori dell'aumento dei tributi, della spesa facile, dei carrozzoni pubblici in deficit. È un patto pericoloso con Mefistofele, quello che Confindustria dice ai suoi aderenti di sottoscrivere: rinuncia al potere, in cambio di sgravi fiscali. Intanto, come Boccia ha notato, la ripresa economica non c'è.

Ma il conto dei problemi delle banche e delle imprese lo pagano i risparmiatori, i proprietari di immobili, i lavoratori che non hanno diritto agli 80 euro in busta paga: cioè le formiche operose, i rentier di Pareto.

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