Cronache

Il ritornello della toga rossa: "Resistenza contro la destra"

L'appello anti Salvini del partigiano Spataro: "Serve resistenza civile"

Il ritornello della toga rossa: "Resistenza contro la destra"

«Resistere». Oggi contro Salvini, come diciassette anni fa contro Berlusconi. E, oggi come allora, l'appello viene da un magistrato in servizio, a capo di uno degli uffici giudiziari più importanti d'Italia. Allora fu Francesco Saverio Borrelli, procuratore generale di Milano; ieri è Armando Spataro, procuratore della Repubblica di Torino. Che ha lanciato il suo appello alla «resistenza civile» in una mail inviata a centinaia di suoi colleghi, al termine di una giornata che ha visto lo scontro tra Spataro e il ministro dell'Interno Matteo Salvini approdare sulle prime pagine dei giornali ed esplodere nell'accidentato terreno dei rapporti tra politica e magistratura. Viviamo tempi peggiori che sotto Berlusconi, scrive Spataro ai colleghi, e chiama alla mobilitazione: «Occorre allora resistenza civile».

Lo scontro, come è noto, nasce dalla retata di mafiosi nigeriani realizzata dalla Procura di Torino nella notte tra lunedì e martedì, e annunciata da Salvini con un tweet: un gesto intempestivo, secondo Spataro, che ha rischiato di rovinare l'operazione ancora in corso. Ma era chiaro fin da subito, e le ore seguenti lo hanno confermato, che il vero scontro tra il ministro e il pezzo di magistratura che ha in Spataro un leader indiscusso è assai più vasto, e va dalle leggi sull'immigrazione al pacchetto sicurezza, fino all'intero tema dei diritti civili della cui tutela le toghe si considerano un argine. Invitando sbrigativamente Spataro ad andarsene in pensione, il vicepremier non ha fatto che gettare benzina sul fuoco della polemica. «Ci sarà occasione di un chiarimento tra il ministro Salvini e il procuratore Spataro, hanno anche dei ruoli istituzionali», dirà in serata il premier Giuseppe Conte.

Sarà, ma per tutta la giornata, sulla mailing list delle toghe erano piovuti centinaia di messaggi di commento da giudici di mezza Italia: quasi tutti di pieno appoggio a Spataro e di critiche (a volte virulente) verso il governo e in particolare verso la sua anima leghista. Solo alcuni, come il giudice romano Alfredo Ruocco, chiedevano di capire se davvero il tweet di Salvini aveva fatto fuggire qualcuno. Per il resto, un coro di peana ad «Armando, esempio e punto di riferimento per tutti noi» e di esecrazione per le parole «rozze ed arroganti» del ministro: Salvini, scrive un giudice milanese, «ha fatto una grande fesseria». Unica nota apertamente dissonante, il pg messinese Felice Lima: «Capisco che Spataro è al di sopra del bene e del male, per cui parlando di Sua Santità si deve sospendere anche l'uso della ragione, ma appare evidente la pretestuosità del suo comunicato». Lima ricorda che quello degli annunci a botta calda è prassi costante e conclude: «Spataro ha sentito il bisogno di dare una lezione a Salvini a mezzo stampa».

Per tutta la giornata si susseguono sulle mailing list delle toghe commenti e indignazioni varie; molti se la prendono con i vertici dell'Associazione nazionale magistrati, colpevoli di non avere detto nulla in difesa di Spataro (e in serata il presidente dell'Anm, Minisci, partorirà un anodino invito a entrambi i contendenti ad «abbassare i toni»). Intanto su Spataro, che andrà effettivamente in pensione tra undici giorni, piovono dichiarazioni di «sconfinata ammirazione» e di affetto: «Caro Armando, tu sei e sarai sempre».

Nel tardo pomeriggio, scusandosi per il ritardo, prende la parola Spataro. «Sono tempi più difficili - scrive - di quelli che abbiamo alle spalle, e la ragione di questa mia convinzione è una sola: ne abbiamo viste tante, ma credo che in tutti noi fosse diffusa la convinzione che prima o poi tutto sarebbe cambiato (in meglio o quasi). Oggi invece questa prospettiva che dava forza non è chiara, è offuscata, forse non esiste. Vedo il dilagare di atteggiamenti inimmaginabili in democrazia e - soprattutto - rilevo che tali atteggiamenti pagano politicamente». Colpa, dice Spataro, dei social, ma anche di come i giornali raccontano la realtà. Ci penso da tempo, scrive il procuratore di Torino, e «l'età non mi influenza (almeno questo credo e spero)». Ed ecco l'appello finale: «Occorre allora resistenza civile, senza eccessi e senza esondazioni ma con assoluta fermezza».

Non parla di «linea del Piave», come Borrelli: ma poco ci manca.

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