Cronache

Roma, le 14enni stuprate: "Il Sinto ci ha legate e spogliate"

In aula sono state ascoltate le due studentesse di Roma stuprate da Alessio il Sinto: "Era una trappola"

Roma, le 14enni stuprate: "Il Sinto ci ha legate e spogliate"

Le due studentesse 14enne hanno raccontato gli attimi dello stupro subito da Alessio il Sinto, 20 anni. "Abbiamo capito che non avevamo scampo quando ci hanno trascinato su quei divani vecchi ammucchiati per strada, in un angolo nascosto, e hanno tirato fuori le manette". I dettagli però non sono riusciti a pronunciarli, troppo è il dolore. Troppe le lacrime.

Il racconto choc

Le ragazze sono state ascoltare durante l'audizione protetta. La procura - come riporta Il Messaggero - ha congelato le accuse contro i ventenni accusati dello stupro del Collatino. Le 14enne hanno riferito le violenze, le botte e quella trappola che le ha strappate alla giovinezza. Il sinto, Alessio, quello vestito tutto firmato e conosciuto su Facebook ha il dito puntato contro: è lui lo stupratore. Cristian, l'amico di 26 anni, invece era il palo, "la staffetta. Era rimasto in fondo alla strada. Doveva controllare che nessuno arrivasse, che nessuno ci salvasse". Mentre uno controllava la strada, "Alessio ci ha legate una dopo l' altra, ci ha tolto i vestiti...". Attimi di tensione. I nervi saltano e le ragazzi esplodono in un pianto durante l'udienza.

Mario Seferovic, Alessio, e Maikon Bilomante Halilovic sono questi i 3 indicati dalle ragazzine. Nomi che non conoscevano prima. Al procuratore aggiunto Maria Monteleone, la prima vittima ha spiegato che "ho conosciuto Alessio su Facebook. Abbiamo chiacchierato, mi ha chiesto di uscire e ho accettato". E ancora: "Sono stata io a convincere la mia amica, lei mi sconsigliava. Era una trappola".

Parole - quelle della giovane - che confermano quanto già scritto dal gip sull'ordine di cattura per i due bosniaci per stupro e sequestro di persona: "La scelta del luogo è un primo, importante elemento che dimostra la premeditazione del delitto, così come l' uso delle manette portate con l' intento di legare le vittime ed impedire loro di fuggire durante lo stupro programmato". Secondo il giudice infatti "il ricorso a un complice demandato a sorvegliare l' accesso al vicolo per consentire la violenza carnale senza timore di essere interrotti". Il giudice inoltre sottolinea anche la ferocia usata. Confermata dalla giovani: "Quando ha finito ci ha minacciato di morte".

Minacce che hanno sortito il solo effetto di modificare - di qualche mese - la cattura.

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