Cronache

Roma, boss della Magliana  freddato durante una rapina

Angelo Angelotti, l'uomo che tradì Renatino, muore durante una rapina a Spinaceto

Roma, boss della Magliana  freddato durante una rapina

L’ultimo della Magliana. È passato alle cronache come l’uomo che in via del Pellegrino portò “a dama” Renatino, al secolo Enrico de’ Pedis, facendo da esca e, soprattutto, dando la dritta giusta ai suoi carnefici. Ma anche come uno degli assassini di Abbatino junior, fratello del super pentito Maurizio, “Crispino”.

Del fu Angelo Angelotti, 62 anni, ucciso sabato scorso a Roma da un gioielliere durante un tentativo di rapina, Vittorio Carnovale, il “Coniglio”, ricorda durante un interrogatorio sofferto all’indomani della maxi retata alla banda della Magliana del ’93: “Non sono in grado di dire se, tornato in libertà il Nicoletti abbia in qualche modo aiutato Marcello Colafigli, quel che è certo è che quest'ultimo, dopo l'omicidio di Edoardo Toscano (l’Operaietto ndr) e dopo essersi allontanato dall’ospedale psichiatrico di Reggio Emilia, si rivolse proprio al Nicoletti perché gli facesse da tramite con Enrico de’ Pedis, col quale intendeva regolare definitivamente i conti. (…) Sono venti giorni che non dormo in quanto la versione che finora ho dato circa i partecipanti all’omicidio de’ Pedis è solo parzialmente vera. Chi sparò, in realtà, fu il del Santo. Assieme a Gozzani era giunto a Roma alcuni giorni prima. Gli stessi non erano venuti per partecipare all’omicidio, bensì per rifornirsi di cocaina. Il Nicoletti ci aveva informati che il de’ Pedis stava trattando un acquisto di preziosi con l'Angelotti. Io e Marcello Colafigli, il quale era già amico di vecchia data dell'Angelotti, contattammo quest’ultimo che ci confermò la trattativa in corso e che, soprattutto, ci informò, la mattina dell'omicidio, che proprio per quel giorno aveva un appuntamento con il de’ Pedis”.

Bollato, dunque, come “infame” (“Io quella mattina in via del Pellegrino manco c’ero” si difese),Caprotto affronta la sbarra assieme ai “testaccini”, la batteria fedelissima a Renatino, dichiarandosi sempre innocente. Figura assai discussa nell’ambito della banda che ha insanguinato la capitale per oltre 20 anni, de’ Pedis, “il presidente”, fa ancora parlare di sé a oltre 22 anni dalla sua morte e non solo per essere sepolto a Sant’Apollinare fra vescovi e papi. Renatino, il “Dandy” per gli autori della serie tv “Romanzo Criminale” è stato tradito proprio da Caprotto l’amico cresciuto e ucciso a Tor Marancia, periferia sud ovest di Roma. Da parte sua il pentito Antonio Mancini, l’Accattone” per la storia, “Ricotta” nella fiction, dice nell’interrogatorio del 25 marzo ’94: “Il Colafigli pretendeva (…) che io mi occupassi anche dell’eliminazione di Angelo Angelotti, il quale, avendo avuto il torto di dimostrarsi debole in occasione del sopralluogo per l’omicidio de’ Pedis per un gesto che gli aveva fatto il dottor Nicolò D'Angelo della squadra mobile si temeva, da parte del Colafigli e dello stesso D'inzillo, che potesse cedere in caso di arresto e rivelare che era stato lui a fissare l’appuntamento a Renato de’ Pedis il giorno in cui questi venne da loro ucciso”.

Marcello Colafigli (Marcellone per la Magliana, ma per i più il “Bufalo”, nell’interrogatorio reso al pm Piro, conferma: “Ho conosciuto Angelotti Angelo da ragazzino. Quando sono uscito da Reggio Emilia (manicomio criminale ndr) l’ho visto qui a Roma, ho parlato con lui del fatto che era inquisito dalla S.V.".

Per l'omicidio del de’ Pedis - si legge sui verbali del maxi processo alla Banda della Magliana -, ha aggiunto significativamente: “Ma vorrei che lei capisse che chi vorrebbero ammazzare è il sottoscritto. Sono certo di ciò dal momento che mi pedinavano e mi appostavano sotto casa". Certo è che le gesta di “Caprotto” le ricordano in tanti, a cominciare dagli addetti alla sicurezza del Tribunale di Roma dopo l’assalto, siamo alla metà degli anni '90, al caveau di piazzale Clodio. Bandito fino al midollo, dopo le defezioni seguite ad arresti, omicidi e pentimenti, diventa il capo di un’organizzazione che acquista eroina in Calabria dall’Ndrangheta per distribuirla tra le borgate a sud di Roma.

Nel ‘94 un altro stop alla sua carriera quando viene accusato di narcotraffico internazionale. Con lui coinvolti ex terroristi dei Nar, i Nuclei Armati Rivoluzionari dei fratelli Fioravanti, come Massimo Carminati, il “Nero” di Romanzo Criminale. Ai domiciliari, il 14 dicembre ‘98 viene bloccato dai carabinieri: preparava una fuga in Sudamerica alla vigilia della conferma in Cassazione della sentenza di condanna in primo e secondo grado a 30 anni di galera per associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico di droga e omicidio. I guai giudiziari non sono certo terminati: nell’aprile del ’99 l’accusa di aver ucciso nel marzo del ’90 con 35 coltellate Roberto Abbatino, fratello del latitante Maurizio, l’allora capo indiscusso della banda della Magliana rifugiato in Venezuela durante la guerra fra le varie batterie della gang. Un’inchiesta del 2001 della Dda di Roma sancisce il ruolo di Angelotti nella cosiddetta “nuova banda della Magliana”, sorta dalle ceneri del vecchio gruppo criminale e attiva tra il ‘98 e il ’99.

Caprotto avrebbe messo in piedi un’organizzazione a delinquere: usura e gioco d’azzardo finalizzata a investire i proventi nel traffico di droga. L’altro giorno l’epilogo di una vita criminale quando con Stefano Pompili, 52 anni (già arrestato per l’omicidio di un gioielliere a Firenze durante una rapina) e Luigi Valente, 44 anni, rapinatore storico delle zone San Giovanni e l’Alberone, affronta a volto scopertoi fratelli Luca e Andrea Polimadei, orafi romani, in partenza per una fiera con un campionario di 75mila euro. Bottino misero per un bandito come Caprotto: che il presunto basista, sul quale si concentrano le indagini degli inquirenti, gli abbia dato una “sòla”? L’agguato scatta alle 5 di sabato mattina a Spinaceto, Roma sud. I tre, a bordo di un furgone rubato, affiancano l’auto con i due fratelli, la speronano e la bloccano. Sono attimi di terrore: Caprotti, Pompili e Valente hanno i proiettili in canna. Le vittime reagiscono: una scende e inizia a sparare.

Angelotti resta a terra, Valente viene ferito gravemente e perde i sensi, Pompili, colpito all’addome, tenta una fuga disperata.  

Commenti