Cronache

Il nuovo centro migranti nello stabile dei frati. Ira dei residenti romani

A Roma Nord i residenti sono in agitazione perché la Casa per ferie 'Fratelli di San Gabriele' starebbe per diventare un centro d'accoglienza per richiedenti asilo (Cara)

Il nuovo centro migranti nello stabile dei frati. Ira dei residenti romani

Roma capitale dei migranti. Proprio mentre il Papa sembra prendere le distanze dai “centri-lager”, ecco che il mondo cattolico romano si prepara ad entrare nel business dell’accoglienza.

Roma avrà il suo CARA?

Evidentemente la vicenda del Cara di Isola di Capo Rizzuto non ha scosso più di tanto le coscienze, se è vero, come sembra da indiscrezioni sempre più insistenti, che nella zona di Roma Nord ne sta per nascere uno, proprio all’interno di un istituto religioso. I residenti sono in agitazione da quando hanno saputo che la casa per ferie gestita dall'Istituto dei Fratelli di San Gabriele, sita in via Trionfale 12480, al confine con la Cassia, sarebbe pronta a trasformarsi in un Cara. Si tratta di una struttura che dispone di 34 camere ma si estende su una superficie di 6mila metri quadri e potrebbe ospitare tranquillamente più di cento profughi. È immersa nel verde, adiacente a un complesso residenziale di recente costruzione, il consorzio Case e Campi, costituito da 800 unità immobiliari e 2000 abitanti.

I residenti contro il Vaticano che vuole ospitare i migranti

“Casa San Gabriele dista 250 metri dal consorzio che comprende varie unità abitative di pregio e un parco giochi per mamme e bambini. Si tratta di un’area privata e sorvegliata, con due ingressi, uno su via Trionfale e uno su via Cassia”, spiega il sovrintendente Mauro Pacilio che sta lottando per mantenere la tranquillità di questa specie di ‘oasi’ in una Capitale che è sempre più allo sbando.“I nostri timori sono più che fondati. Gli esempi di quello che è successo – attacca Pacilio - li vediamo tutti i giorni, non sono illazioni. Accettare una situazione del genere con persone che provengono da un’altra cultura e che non esiterebbero a calarsi i pantaloni a cielo aperto, non è possibile”.

La paura pervade i residenti. “Immaginiamo che tra tutti i migranti che arrivano solo dieci siano pericolosi. Ma gli altri cento che faranno? Questo è un quartiere di periferia tranquillo ma isolato e non c’è un bar, non c’è niente. Verranno presi di mira dagli spacciatori e da chi vuol far vendere loro i fazzolettini. Che vita avranno?”, si chiede un signore che, per ora, chiacchera serenamente con un’amica in una panchina di uno dei tre parchi del consorzio. La donna, invece, ci confida di essere pronta a vendere la propria casa: “Io vivo sola e, se arriva quello fuori di testa, mi sgozza. Sto pensando di andarmene in Portogallo”.

A far ancora più rabbia è che anche la Chiesa entri in questa maniera nel business dell’accoglienza.“Il Vaticano sta smistando i migranti tra i conventi e tra le case dei cattolici con i soldi dello Stato. Cosa vuol fare? L’affittacamere con i Bed and Breakfast per profughi?”, si domanda un altro residente arrabbiato. “Se è casa tua e li vuoi tu, allora tieniteli tu e non farceli pagare a noi. Qui si spaccia il business per azione cattolica o caritatevole”, attacca nuovamente. Molto critico sotto questo punto di vista è anche Giorgio Mori, esponente romano di Fratelli d’Italia che è stato in prima linea nella lotta contro il centro d’accoglienza di Casale San Nicola e che ora, con una punta di sarcasmo, dice:“Questa è la conferma della spartizione dei migranti tra le cooperative bianche e quelle rosse. Si riducono le vocazioni religiose e perciò, ora, la Chiesa fa ricorso ad altri tipi di vocazione come la vocazione al business dell’immigrazione”.

Il precedente di Casale San Nicola

“Anche qui, come a Casale San Nicola, è mancato il dialogo col territorio - sottolinea Mori - e anche stavolta i residenti temono che alla struttura manchino i requisiti minimi per l’accoglienza dei migranti. Il San Gabriele è privo dell’allaccio fognario al depuratore e questo è lo stesso problema che ha portato proprio alla chiusura del centro di Casale San Nicola”. Il problema è la disparità. Se ai cittadini italiani viene chiesto il rispetto rigoroso delle regole, invece, i residenti del consorzio Case e Campi temono che per il San Gabriele le Istituzioni chiudano un occhio. Sul tema il sovrintendente Pacilio si dice pronto a lottare contro il pericolo di un possibile disastro ecologico: “Il sistema fognario del consorzio arriva a un depuratore che viene pagato da noi consorziati, mentre dal San Gabriele, attraverso una condotta, che non è a norma, arriva acqua non depurata che inquina l’area. La struttura religiosa non è allacciata a nessun sistema fognario perché la condotta non è ancora stata costruita e, forse, lo sarà tra due anni”.

La mancanza di un allaccio a un depuratore è l’unico appiglio che resta a questi residenti per evitare che venga aperto questo Cara, ma l’arrivo di nuovi migranti a Roma Nord pare comunque inevitabile. “Prima hanno mandato i migranti a Casale San Nicola, poi hanno provato a metterli a Monte Arsiccio dove siamo riusciti a fermarli e, ora, stanno provando qui. Il problema – spiega Mauro Gallucci di Fratelli d’Italia - è che i migranti vanno ripartiti nelle varie zone di Roma e perciò è inevitabile che arriveranno anche qui, tra il XIV e il XV municipio”.

Roma da Capitale cattolica dei pellegrini rischia così di diventare la Capitale cattolica di migranti non cristiani.

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