Cronache

La Roma di Marino collassa (anche) sull'immigrazione

Cinquecento profughi, già nella serata di ieri, avevano inizianto ad accamparsi lungo le mura del cimitero del Verano o sui marciapiedi delle strade

La Roma di Marino collassa (anche) sull'immigrazione

Roma al collasso. Basta fare un giro nei dintorni della stazione Tiburtina per accorgersene. I profughi camminano in gruppi di due, massimo tre. Si siedono sul marciapiede, si arrampicano su un muretto, si sdraiano in qualche spazio verde. La polizia li tiene costantemente d'occhio. Infatti, dopo lo sgombero forzato dei 500 rifugiati che si erano accampati nel parcheggio della stazione, è tornata una calma apparente. Ma i blindati delle forze dell'ordine ci sono ancora.

Vengono chiamati "transitanti" perché di loro non si sa niente. Molti non hanno documenti. La maggior parte di loro ha paura è di essere identificati, e di conseguenza, come vuole il regolamento di Dublino, costretti a restare in Italia. Vogliono andarsene. Vogliono arrivare in Europa: Germania, Francia, Belgio, Inghilterra.
Ma in occasione del G7 che si è svolto a Monaco, lo scorso 7 e 8 giugno, gli accordi di libera circolazione in Europa, noti come trattato di Shengen, sono stati sospesi. Frontiere bloccate. Il "problema" è e rimane in Italia. Almeno fino al 15 giugno.

Dei 700 profughi accolti dal centro d'accoglienza, c'è spazio solo per 250 al massimo. Priorità per donne e bambini. Tutti gli altri, già nella serata di ieri, avevano inizianto ad accamparsi lungo le mura del cimitero del Verano o sui marciapiedi delle strade. Cinquecento profughi per le vie della città in cerca di un alloggio di fortuna.

Il via vai da un lato all'altro della via Tiburtina è costante, tanto che anche i conducenti dei bus sono stati allertati e viaggiano cauti, per la paura di investirli.

Ma ciò che preoccupa è il progressivo peggioramento delle condizioni igieniche e sanitarie. Nel centro d'accoglienza non ci sono abbastanza saponi, detergenti, lavatrici e spazi per stendere la biancheria. E, infatti, come alla stazione Centrale di Milano, i casi di scabbia, dermatiti ed infezioni non mancano.

Un sistema al collasso.

Una città allo sbando che sonna degrado al degrado in un crescendo esplosivo e pericoloso.

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