Cronache

Roma, la mostra che si fa beffa dei terremotati

Ancora una beffa ai danni dei terremotati, un'interrogazione di Fratelli d'Italia chiede al ministro Francheschini chiarificazioni sulla mostra “Rinascite. Opere d’arte salvate dal sisma di Amatrice e Accumoli”

Roma, la mostra che si fa beffa dei terremotati

Ancora una beffa ai danni dei terremotati e di tutti gli italiani. Dopo lo scandalo degli sms solidali, il caso riparte da una mostra che testimonia il difficile lavoro di recupero del patrimonio artistico offeso, ferito e devastato dalle scosse di terremoto che hanno funestato il Centro Italia.

Alcune delle 3mila opere messe in salvo e conservate nella Scuola Forestale Carabinieri di Cittaducale, in provincia di Rieti, oggi tornano visibili al pubblico della Capitale. Da qui il titolo dall’esposizione – “Rinascite. Opere d’arte salvate dal sisma di Amatrice e Accumoli” – inaugurata lo scorso 17 novembre, presso il complesso delle Terme di Diocleziano, dal ministro dei Beni culturali Dario Franceschini.

Tutto molto bello ma qualcosa non quadra. E proprio al ministro Franceschini spetterà il compito di sciogliere alcuni dubbi. Quelli sollevati da un’interrogazione parlamentare promossa da una cordata di esponenti di Fratelli d’Italia capitanata da Giorgia Meloni. “L’esposizione - si legge nell’atto a firma di Meloni, Rampelli, Cirielli, La Russa, Murgia, Nastri, Petrenga, Rizzetto, Taglialatela e Totaro - è organizzata dal Ministero dei beni culturali in collaborazione con l’associazione Coopculture, che gestisce, tra gli altri, il Colosseo sin dal 1997 senza che abbia più avuto luogo una gara per l’affidamento del servizio”.

Il primo nodo riguarda il biglietto d’ingresso, che costa 7,50 euro a persona ed “è addirittura richiesto anche ai cittadini dei comuni dai quali sono state prelevate le opere”. Ma questo non è tutto, la scoperta più amara interessa i proventi della bigliettazione che, a quanto pare, “non saranno destinati in alcun modo ai comuni terremotati ma saranno incassati direttamente dal Ministero e da Coopculture, di fatto permettendo a un soggetto privato di sfruttare in termini economici la tragedia del terremoto”.

Allora, conclude l’interrogazione, sarebbe opportuno “devolvere le somme incassate grazie all’esposizione alla ricostruzione dei beni culturali danneggiati dal sisma” e “provvedere affinché i cittadini di tali comuni siano esentati dal pagamento del biglietto d’ingresso”.

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