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Da rottamatore a sdoganatore

Da rottamatore a sdoganatore

Nessun peccato, nessun tabù, Matteo se ne frega di tutto e va avanti con un'unica ossessione: il referendum. Quel referendum che nella sua mente doveva essere un plebiscito e ora è una vittoria da raggiungere con ogni mezzo e in ogni modo, fosse pure un gol in fuorigioco al novantesimo.

L'ultima prova è di ieri, Palazzo Chigi ha tolto dal profilo di Matteo Renzi la foto con un disabile. Per Renzi evidentemente il disabile disturba e per i suoi, fedeli all'insegnamento del capo, non è disonorevole cancellare l'immagine di un disabile. Da rottamatore a sdoganatore. La realtà del premier è decisamente diversa dalla narrazione sognata da Matteo. Doveva cambiare l'Italia, abbattere i suoi malcostumi, arrestare l'antipolitica. Dopo più di due anni di governo le chiacchiere di Renzi sono state spazzate via dai fatti.

Cominciamo dall'Europa, che ha attaccato anche ieri. Prima di Renzi chiunque osasse anche solo criticare l'Unione europea era considerato, a prescindere dalla fondatezza delle sue argomentazioni, un pericolo pubblico, figlio dei peggiori istinti dell'egoismo umano. Oggi il premier parla come Grillo e Salvini, quelli che avrebbe dovuto combattere, e in un colpo solo ha sdoganato le critiche all'Europa e il populismo, accusa che più volte lo stesso Renzi ha mosso a Grillo e Salvini.

Europa e populismo sono solo la parte in superficie di un'operazione molto più profonda. Il primo vero atto di sdoganamento è rappresentato dalla trasformazione degli impresentabili in responsabili. Per capirci, Alfano, Verdini & C. prima di Renzi erano impresentabili come uno Scilipoti o Razzi qualsiasi. Oggi, invece, grazie al premier sono dei responsabili, non come uno Scilipoti o Razzi qualsiasi.

Una volta Bianca Berlinguer era l'ultima icona di Telekabul. Renzi è riuscito a sdoganare anche lei, facendola apparire come l'eroina che si oppone all'occupazione renziana della Rai, l'ha resa simpatica anche a chi l'ha sempre detestata.

Altri tempi. Tempi in cui il conflitto di interessi era un peccato mortale. Con Renzi chi l'ha visto? Eppure tra Poletti, Boschi e lo stesso premier qualche motivo almeno per indignarsi ci sarebbe. Ma forse sarebbe meglio indignarsi per sprechi e debiti. Cavalli di battaglia dell'anticasta, Renzi invece di cancellarli è riuscito a normalizzarli. O meglio, per lui e per i suoi uomini non sono un problema, non rappresentano una vergogna. D'altra parte il premier, una volta messo piede a Palazzo Chigi, ha immediatamente sdoganato la bugia, colonna portante del suo mandato. C'è qualcuno che ricorda l'impegno preso a Porta a Porta da Vespa: salderò tutti i debiti alle piccole imprese entro settembre? Settembre era quello del 2014. Le bugie passano, i debiti restano.

Ma ha ragione lui. Tutto questo è un modo vecchio di ragionare. E lui ha rottamato tutto ciò che è vecchio. O no? A vedere come pende dalle labbra di Napolitano o come ha accusato il confronto con De Mita, verrebbe da credere che sia riuscito anche a sdoganare il «vecchio».

Forse per questo ci tiene così tanto a cambiare la vecchia Costituzione. Almeno quella vorrebbe rottamarla. E poco importa se nel farlo, invece, stia sdoganando un antico sacrilegio che commettevano tutti quelli che affermavano che la Costituzione si può cambiare.

Renzi invecchia e se ne frega.

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